Anna Giunchi Blog Personale


venerdì 31 dicembre 2021

Epistrofì apo tin Athina

Atene.

Una vacanza travagliata tra tamponi (tre), dovuti controlli (non al rientro in Italia, ahimè), nella quale ho visitato una realtà che mi incuriosiva, soprattutto per le antichità che hanno ospitato i grandi pensatori che ho studiato con passione ai tempi del liceo.

Vedere le strade nelle quali passeggiavano Socrate, Aristotele, Platone...e immaginare le loro discussioni, mossi dall'amore per la sapienza, mi ha fatto effetto. La Acropoli pare veramente sul tetto del mondo. 

Mi sono catapultata in un periodo storico che ho amato, che mi ha accompagnato, con i propri dubbi e risposte, per gli anni dell'adolescenza. Ho visto anche una realtà fatta di sofferenza, di rassegnazione ad uno stato di povertà che vede come la soluzione un provvisorio abbandonarsi. 

Ho visto giovani lasciarsi illudere dagli effetti della droga e, immaginandoli a pochi metri dal mio albergo, mi sono rammaricata per non poterli aiutare, per il sentirmi impotente. Tutto questo mi ha segnato, mi ha fatto maturare una cognizione sullo stato di fortuna in cui vivo.

Correvo al mattino per liberare i pensieri, al parco Pedion tou areos, immergendomi, successivamente, nella realtà quotidiana di quelli che sono i nostri fratelli nel Mediterraneo. Mi piacerebbe tornarci, vivere Atene senza paure pandemiche, conoscendo, per dirette esperienze, il suo vissuto. Vorrei donare a questa terra conforto e amicizia.

Buon anno a tutti. 



domenica 14 novembre 2021

La boulevard della guarigione


L'esito della mia risonanza, 15 giorni fa, parlava di un grosso edema della spongiosa del condilo femorale laterale e del piatto tibiale, in seguito ad una lesione osteocondrale. Il verdetto mi lascio' un po' interdetta...ci fu già chi sancì il responso che non avrei più corso, nonostante i legamenti e la cartilagine intatti. Probabilmente origino' da un trauma distorsivo da sovraccarico. Così, dopo una contrattura al soleo dopo 12 giorni di corsa, mi sono messa nella mani di un terapista e il 10 novembre ho iniziato la terapia per il ginocchio. L'infiammazione acuta è passata e in un'ora di infinita pazienza, mi ha riallineato il ginocchio. A causa del mio atteggiamento di protezione era bloccatissimo, con schiacciamento del corpo di Hoffa. Il corpo di Hoffa, quando ci si mette, è molto ostile e mi limitava i movimenti anche del popliteo. 

Felice di iniziare la discesa, sono riuscita, dopo 2 mesi, a risalire sulla mia bicicletta, e pure a pedalare di spinta. Che dire? Non mi ero mai resa conto di quanto fosse bello sfiorare con i sensi quel panorama che, a piedi, pareva quasi immobile. Ho risentito l'emozione del journey: viaggio a destinazione. Questa nuova conquista di un pezzetto di indipendenza mi ha permesso di programmare i prossimi impegni, consapevole di rispettarli; so che la piena guarigione è proprio ad un passo, me la sento crescere giorno dopo giorno. Ho iniziato camminando velocemente per 12km, senza problemi di appoggio. Il ginocchio, alla seconda terapia, ha ripreso il 60% di funzionalità. Ogni giorno faccio esercizi specifici e oggi, 14 novembre, ho corso 1h30, per poi fare 1h30 di bici. Stavo benissimo. 

Al pomeriggio ho svolto esercizi di forza, per il quadricipite. Ho anche riabbracciato il bilanciere.

L'Hoffa va ancora protetto, e ad ogni seduta viene adagiato da un taping. Certe manovre sono dolorose, ma le affronto con piacere, perché i muscoli devono semplicemente riacquisire elasticità: so di dover superare la resistenza del dolore locale. Ho avuto un pò di malessere per il cambiamento di postura, ma niente di che, l'appetito è tornato. Nuoto ancora e sono felice. Ai miei occhi si sta riaprendo il meraviglioso mondo che, per un po', avevo forzatamente messo da parte.

Ma quello è il mio mondo, e non vedo l'ora di riviverne lo spettacolo.

Grazie a chi ha da sempre tifato per me. Correro' insieme a voi.



sabato 6 novembre 2021

Una corsa con Anna


Stamattina ho parlato con Anna. L'ho incontrata dove avrei saputo di incontrarla: nella pineta di Milano Marittima, a correre. So che Anna ama i parchi, i posti naturali e l'ho affiancata.

Anna è quella che fa parlare gli altri, ma di sé non parla mai...però scrive. Eppure, quando è annebbiata dai pensieri, rimugina su se' stessa e non scrive neppure. Anna sa di piacere, ed è pure narcisista, ma fa di tutto per non piacersi. "Dovresti prendere la vita non come una sfida, ma come una missione", ho provato a dirle "A non stare male di fronte al cinismo degli altri. Dovresti capire che le persone non si dividono in "amici e nemici", ma che per molte non esisti neppure e, per altre, esisti a momenti, a seconda che a loro vada o no. Hanno una memoria fissurata, come un menisco. Dedichi troppo tempo a chi non lo ha per te". L'ho invitata a non prendersela per gli errori degli altri: lei non potrà mai risolverli, così come l'ho invitata a valorizzarsi, a superare le sue insicurezze. Anna, che vive per i suoi cari, al punto da spegnersi se intuisce preoccupazioni. "I valori sono indipendenti dalle persone e dovresti smettere di idealizzarle. In fondo, gli adulti, sono solo bambini ai quali è stato tolto il velo". Al parlare dei bambini ella si è illuminata di gioia in volto, al che le ho detto: "Guarda che tu non sei sbagliata. Lo sai che ragazzi e bambini ti adorano, e loro ricercano solo persone pure, sincere. Questa è la tua più grande vittoria di vita. Purtroppo non c'è più nulla di vero nella società di adesso...guarda anche questa pineta: tu pensi sia naturale, e invece hanno tagliato alberi per fare sentieri. Solo i bambini sono rimasti il simbolo della purezza". Le ho parlato di Rousseau, di come io ritenga che il bambino non nasca come un contenitore vuoto, ma che sia come un bellissimo regalo infiocchettato, pieno di tante parole belle e virtu'. Peccato, che crescendo, questo "velo" si sgualcisca.
Mentre correvamo mi son sentita di toccare un tasto dolente: il benessere fisico. "Io so che tu corri per prevenire i dolori, ma non quelli fisici. Eppure, un infortunio ha un decorso ben preciso, un dolore morale no, non sai mai quando ne uscirai. Io so che tu stai combattendo, si vede bene. Si vede da come puntualmente curi il tuo aspetto fisico, da come ti eserciti quotidianamente per gli addominali: ti stai costruendo una corazza. Eppure vedo che sei fragile, che dentro coltivi una sensibilità che però è come un'arma a doppio taglio: la sensibilità  permette di vedere la realtà sotto ogni aspetto sensoriale, cogliendone aspetti inaspettati, ma allo stesso tempo scava nel dolore profondo. Tu devi iniziare a volerti bene. Pensa che sei un mix dei tuoi genitori, di cui sei fiera. Devi volerti bene come lo vuoi a loro. Sei frutto del loro amore".
Anna, che non parla mai, mi ha risposto: "La sensibilità è un'arma a doppio taglio, ma è la mia arte. Attorno alla sensibilità ho creato la scultura di me stessa. È la mia forza".

mercoledì 27 ottobre 2021

Tutto accadde il 19/09/2021...



Sto frugando nella memoria, che mi riporta a oltre un mese fa...

Stavo correndo un 6x400 in pista, a ritmo tranquillo, al seguito di una settimana di scarico dopo la bellissima esperienza nei 400hs a Rieti. Mi fermo, appagata dal lavoro svolto, e sento una fitta in corrispondenza del collaterale laterale, zona tibiale anteriore. Non riesco a camminare e, prontamente soccorsa con ghiaccio e sedia a rotelle dal presidente della Asd Atletica Cervia, rimango in ufficio, per poi tornare a casa con la mia auto, che egli era andato a prendermi da casa, facendomi da autista. Il pronto soccorso non evidenzierà qualunque frattura dalla lastra, e la dottoressa mi suggerirà pomata e riposo. Beh, non si è risolto in poco tempo, perchè c'era di mezzo una distorsione di secondo grado.

Il resto è ben noto a chi mi è stato vicino, e oggi, dopo due allenamenti di “accertamento”giorni fa, posso dire di poter riprendere tranquillamente a correre. Oggi la risonanza accerterà lo stato del mio ginocchio. E' originato il tutto da una infiammazione della bandelletta ileo tibiale? Quasi sicuramente, dovuta ad un carico eccessivo del vasto laterale e del tibiale anteriore.

E' bello uscire di casa, provare i primi appoggi e capire di poter correre, senza rientrare al domicilio subito, non sentendosi sicura.

In questo periodo ho capito molto. Ho pensato molto. Mi sono anche chiusa un po' in me stessa, per prendere decisioni pure importanti. Ho anche pianto.

E ho veramente capito chi mi è stato vicino, chi mi avrebbe potuto dare di più, chi mi ha dato più di sé stesso, chi ci sarà sempre.

Andando per tempo, sono partita per Milano lunedì, tre giorni dopo l'infortunio, e mi son veramente sentita trattata da “Ministra”, con spostamenti in auto e tanta vicinanza empatica. Questa esperienza mi ha fatto conoscere più profondamente delle persone speciali. C'è stato chi, seppur lontano, mi ha contattato per chiedermi lo stato di salute…beh, sarà sempre il mio allenatore. C'è stato chi, a Roma, mi ha fatto da taxi per condividere insieme una serata, chi mi ha dedicato tante parole di conforto. Certo, esistono condizioni di salute ben peggiori, eppure, chi mi conosce, aveva ben capito le mie difficoltà. Beh, d'altro canto, c'è stato chi con me si è di nuovo inabissato, amalgamato con chi mi ha fatto del male; la stessa persona che, ad uno sporadico mio messaggio, mi liquidava sempre con impegni improvvisi, cene anticipate o parenti. Ha acquisito un apripista verso il percorso della cattiveria. Buon caffè.

E poi, il nuoto. Il nuoto che ho riscoperto e mi ha permesso di "non affogare" nella demotivazione, che in 10 giorni, da 60 vasche, mi ha portato a farne 128. Uno sport che non mi abbandonerà, che mi ha aperto la mente verso ipotetici impegni agonistici futuri, che comporteranno scelte dolorose, soprattutto quando si è sempre vista, per anni, “quella” maglia come una seconda pelle.

E ancora…in questo periodo ho consolidato l'amicizia con le “Pecore nere”, e loro sanno di chi parlo. Compagni di chiacchiere e sfoghi.

A tema, mi sarei aspettata di più da qualcuno, mentre ho ricevuto tantissimo dai miei ragazzini e dalla asd Atletica Cervia. I ragazzini e il Presidente mi hanno aiutato nel realizzare i percorsi di allenamento, mi tenevano le stampelle e le provavano pure; qualcuno ha pure acceso una candela per me. C'è stato anche chi “non sapeva nulla del ginocchio” ma aveva visualizzato tutte le mie foto con le stampelle, e chi forse ha sperato in un infortunio serio. Forse, ma queste faccende mi rendono più forte.

E poi, mia mamma, capace di farsi 120 km per portarmi al lavoro, ma di questo non avrei mai avuto alcun dubbio, perché ha sempre collocato noi figli prima di lei stessa. Ancora spero di poter diventare come lei: dei genitori migliori mai avrei potuto avere. 

Ecco, tutto questo mi è servito a confermare quello che già sapevo. Però mi ha arricchito e reso migliore. Ancora una volta.


venerdì 8 ottobre 2021

La pazienza e l'attesa

Il periodo di infortunio continua: l'impingement motorio sta calando a poco a poco. 

Riesco a flettere il ginocchio con sempre più rapidità, limitando il più possibile i movimenti a rischio. In verità ho ancora qualche timore. Lavoro il doppio per la parte superiore e...mi manca il non arrivare a quella piacevole sensazione di stanchezza. Corro sottosoglia, per meno tempo, su superfici morbide. Inizierò a farlo come piace a me quando sarò sicura del non avere dolore all'arto.

Sto lavorando a Ravenna all'Istituto tecnico per Geometri, mentre al pomeriggio mi dedico ai miei ragazzi di atletica, che stanno aumentando in maniera quasi esponenziale, trascinando di volta in volta i propri compagni di classe. Di questo sono veramente contenta: la potenza del passaparola è veramente incredibile. Poi, che dire...con loro sto proprio bene.

E per le gare da correre (ne ho già saltate tre) io aspetto. Aspetto tassello per tassello le piccole conquiste giornaliere di un fisico che ha voglia di tornare com'era prima, che brama una corsa spensierata, come faceva un mese fa.

Aspettare, in fondo, è un'arte, e so di saperlo fare. Nell'attesa si possono scoprire tante cose che prima erano trascurate; nell'attesa ci si può preparare al Bello che si apre davanti a noi.

Nell'attesa del Desiderato si può studiare per imparare altro, o si può ripassare cio' che si è studiato in passato. Mi piacerebbe tornare a studiare. Non vi è un'età per non farlo.

Anche aspettare qualcuno è bello, perchè ci si prepara per un incontro, perchè si immagina come sarà il reincrociare gli sguardi, il parlarsi. Attendere è dedicare un ulteriore tempo a chi si aspetta, pur senza averlo vicino: lo si immagina.

Ho sempre amato attendere, ancor più che catturare il piacere, pur essendo io un'istintiva pura.

Beh, poi ho sempre amato attendere un viaggio, un premio, una gara, un treno, perchè tutto torna a chi sa aspettare, e il futuro gli apre sempre la porta.




lunedì 4 ottobre 2021

Spettatrice per un giorno

Di solito coltivo sempre un motivo che si nasconde dietro un mio non scrivere per tanti giorni nel blog. 

E non voglio parlare o ipotizzare impegni: se si vuole una cosa, il tempo per essa si trova.

Per la verità, quando sono impossibilitata a fare o a fare in forma restrittiva le cose che amo, tendo a "spegnermi". Vuoi che sia per quel maledetto livello di adrenalina che mi fa stare bene, vuoi che sia per una interruzione di una routine che mi manteneva una sicurezza di fondo.

Che non corro bene e come piace a me sono ormai 20 giorni, e potrebbe apparire un niente. Eppure, e qui non ho da insegnare alcunché a nessuno, quanto di condividere uno stato d'animo, la privazione dalla corsa per me è radice di un profondo turbamento. Non è un bisogno primario, e questo lo so, ma costituisce la serratura per la chiave della mia serenità. E si trascina dietro tanti aspetti del mio carattere: la mia immagine estetica, il mio rapporto con il cibo, l'umore, i miei contatti sociali.

Reduce da una vittoria a Rieti al campionato italiano master dei 400hs, si apriva davanti a me un periodo agonistico gratificante e, magari, pure vincente. Poi...quella sensazione di cedimento al ginocchio a fine allenamento, il ghiaccio, le stampelle, il pronto soccorso, il futuro anteriore e, or come ora, la modalità telepatica di ascolto di ogni rumore articolare. 

E fa effetto percepire tanto affetto, anche di quello che non si dichiara ma si sente, da parte di persone che colgono e capiscono un mio danno fisico e psicologico.

Droga? Dipendenza? Chissà, forse il movimento è diventato un bisogno, per me, fisiologico.

Non ho corso l'Appia Run, ma mi sarebbe piaciuto, e me la sono vista da fuori, al passaggio, dopo una presunta corsa alternata a passo in Caffarella. Mi sono divertita, in un week end romano nel quale avevo coltivato tanti progetti, ma ho trovato ben più piacere nel rivivere le mie amicizie, ormai pezzi di vita, che cerco ogni volta. Mi fanno stare bene.

Si tratta di aspettare, di aspettare ancora, di immaginare il bello di quando tutto sarà come prima. Si tratta di immaginare, di creare pensieri alternativi, di non ancorarsi a vincoli materiali, ma di andare oltre.

Forse il pensiero può correre più delle gambe, ma va allenato.




domenica 5 settembre 2021

Giro del Monte al Top. Soddisfazione alle stelle

San Marino mi porta sempre bene, ma penso che sia perchè è un territorio cui sono legata affettivamente da tanto, tanto tempo. Mi piace il respirarne la storicità caratteristica, mi piace il suo sistema politico e, non in ultimo, la ripidità delle strade per raggiungerlo. 

Correre per la prima volta il Giro del Monte, 7 km di cui gli ultimi due in ripida salita, è stato per me un test su strada. Sono partita senza esagerare nel ritmo in discesa, per poi dare il meglio di me in salita. E stavo bene, al punto che ho tenuto una media complessiva di 4'20 al km, impensabile per me su un percorso del genere. E mentre salivo pensavo agli allenamenti fatti a Livigno, ai 6x400hs fatti il giovedì mattina, pura resistenza alla forza.

E ho pensato che sto iniziando a collezionare i frutti di tanti allenamenti, di tanta passione e, perchè no, di serietà nei confronti dello sport che amo. Lui mi ripaga sempre.

E ho sentito il calore dei miei compagni e delle mie compagne di squadra, contente per la mia ripresa di forma, incitandomi anche durante la gara. Che dire, ritrovare lo sport vero e ripassare il concetto di senso del gruppo, mi fa stare ancora meglio, e mi fa sorridere al futuro. E il mio futuro è proprio questo: correre, correre, correre. Grazie a tutti.






mercoledì 1 settembre 2021

Ostacolista...i primi regionali!

 

La mia prima esperienza da ostacolista è andata bene: ho terminato la gara e non mi sono fatta male, e ho vinto pure il titolo regionale. 
Beh, a livello master gli ostacoli appaiono come qualcosa di tenebroso ed inquietante, e mi è andata proprio bene: ben poca gente li fa. Beh, l'importante è avere il coraggio di affrontare il nuovo: in certe discipline conta in maniera preponderante la tecnica e il gesto atletico.
Purtroppo ho ancora un blocco con le siepi e il mio istinto mi porta a passarle con il piede sopra. Eppure...eppure le salterei senza problemi. Occorre capirmi. Arriverò anche lì.
Nella stessa giornata del 400hs, 30 minuti prima, ho corso un 5000 metri, portandomi a casa un altro titolo regionale, per categoria: 21'32 il mio tempo. Impensabile, fino a pochi mesi fa...
E dunque proverò a parlare (scrivere) di me, anche se non lo faccio da anni. Ed è un mio grosso problema perché le parole, se non escono dalla bocca o dalla penna, ti sbattono dentro impazzite. Questo blog mi aiuta perché, in maniera goffa, riesco a comunicare qualcosa di me, seppur seguendo una tematica di base inerente la corsa, con anche via "iconica". Certo, ho cercato di parlare di me, confesso di averci provato, con pochissime persone, e non nego che mi avrebbe fatto pure bene, ma è sempre andata male. 
Beh, sono anni che ascolto tanto gli altri, e cerco vie di compensazione per rimediare ad una mia caratteristica che mi sta dando non pochi problemi. Sono tre anni che soffro di un problema autoimmune che sta virando, forse, verso un altro (le analisi lo decreteranno). Attualmente, però, in questa fase di "transizione", sto ritrovando tanti aspetti della mia vita che avrei dato per persi. Non ci crederete, ma per me la vittoria più grande, concentrata in oggi, è stata quella di decidere di passare, due mesi fa, i primi ostacoli (per la psicologia cognitivo-comportamentale, che adotto: l'ostacolo rappresenta Il Problema) da 76cm e, step dopo step, di programmare un 400hs.
E, prima ancora di questa "vittoria", per me è stata una grande conquista alzarmi dal letto e andare a correre una gara che, altra conquista, avevo programmato di fare.
Sono malattie silenti, che nessuno vede da fuori e che, pur avendo una sintomatologia clinica alquanto "densa e varia", non sempre vengono comprese. Gravità o non gravità, ti cambiano la percezione di quello che stai vivendo e, spesso, decidono per te.
Tre anni fa neppure mi sarebbe passato per la testa di gareggiare ancora: non ne avevo proprio le forze. 
Adesso ho persino pianificato i campionati Italiani a Rieti, e ci andrò.
Viva l'atletica, e bentornata a me.


venerdì 27 agosto 2021

400hs...


 La consapevolezza del non essere pronta per le siepi si è fatta avanti e, giorno dopo giorno, mi sono messa con determinazione per acquisire scioltezza nel gesto tecnico. Mi accorgo di aver davanti a me un'autostrada, in termini di maggior destrezza nel valicare gli ostacoli, dovendo lavorare molto sulla ritmica. 

Mi sono concentrata molto sugli 80hs, i 150hs, i 200hs, fino a decidermi a correre il mio primo 400hs. Per le siepi vi è sempre tempo. 




Sto aprendo gli occhi verso una disciplina affascinante, molto tecnica e, soprattutto, utile nella tecnica di corsa. Così, domenica 29 agosto, correrò in pista nei regionali master, gustandomi prima un 5000 e, successivamente, un bel 400hs. Da quanto tempo non corro in pista...pazzesco!

Che dire? Voglio provare una nuova esperienza, resettando il passato e ripulendolo dal negativo alle spalle. Sono entusiasta del nuovo che si aprirà avanti a me. 

Reduce da 12 giorni di allenamento in altura a Livigno, sto iniziando a trarne i benefici e sono felice. Insolitamente felice e spensierata. Viva lo sport e viva l'atletica.



sabato 31 luglio 2021

Athletic life

Clinicamente parlando sono "borderline", a detta del mio medico. Ovviamente non in riferimento ad aspetti psicologici, quanto all'esito delle mie analisi. I valori della mia tiroide, infatti, stanno virando verso un leggero ipotiroidismo ma, essendo ancora in fase iniziale, si rimanda una diagnosi certa fra tre mesi.

Tempo al tempo, ora come ora mi sto divertendo con l'atletica. Gli ostacoli, come ho già affermato in più riprese, non rappresentano solo un incentivo "fisico" al loro superamento, ma se ne può pure trarre una simbologia. In allenamento ne sto superando molti, e porto dentro di me una piccola fierezza. Certo, in università qualcosa feci, ma in questo ultimo mese e mezzo mi ci sono messa con impegno e, dagli ostacolini di 60cm, sono passata a quelli da 76cm, 84cm e pure 91cm, questi ultimi neppure presenti alle gare femminili. E ho provato i 100hs, le ripetute da 10x80hs, i 6x400hs, al punto che ipotizzo di correre le mie prime gare alle siepi.

Mi piace cambiare e dare uno sprint "nuovo" alle cose che faccio e, del resto, la corsa su strada mi ha un pò stancato, se non altro per la presenza di molte prestazioni "dubbie" e di amatori esaltati che danno solo la nausea a chi corre con umiltà. Degli ostacoli mi piace l'appagamento che segue ogni superamento, mi piace lo studiare i numerosi margini di miglioramento durante le sedute di allenamento, nonchè le varietà di esercitazioni che si possono fare con essi. E, non ultimo aspetto, servono molto per migliorare nella tecnica di corsa.

Non nascondo che, per un certo periodo, ho avuto con "loro" un aspetto ambivalente: vi erano giorni in cui inspiegabilmente mi bloccavo e non riuscivo a passarli; giorni in cui mi saliva un groppo in gola e una gran rabbia perchè non riuscivo a giustificare il mio "arrendermi", pur sapendo di riuscirli a passare con ampio margine. Ho proiettato su di loro problemi che non riuscivo a superare; ora sono convinta che, avendo con "loro" un rapporto di fiducia, mi aiutino maggioramente a gestire "blocchi" che fatico a risolvere.

E poi, che dire...dopo che li passi e li guardi indietro, appaiono ancora più belli: aspetti della vita, il passato alle spalle.




domenica 25 luglio 2021

Life hurdles


Confesso che, ultimamente, pur essendo in estate e avendo meno lavoro, ho ben poco tempo libero, e le giornate scivolano via in un batter d'occhio, al punto che ci ritroviamo già alle porte di agosto. Ho poco tempo perchè, mai come ora, sento il desiderio di dedicare tempo a me stessa e alle mie passioni: montagna, allenamento in pista e in collina, per me e per gli allievi, e programmazione. 

Forse, però, in questi anni, ho dedicato poco tempo ad Anna. 

Per carattere tendo, infatti, ad avere un controllo eccessivo su ogni cosa che faccio. Mi creo una programmazione fatta di schemi anche quando non si dovrebbe e, forse, settimane fa, ho vissuto un evento spiacevole che mi ha fatto capire che, almeno in vacanza, il lavoro o i pensieri per esso vadano messi da parte. Tanto sono abituata a programmare e dare un rigore ad ogni cosa che faccio, al punto che tutto ciò mi dà sicurezza.

Eppure, e questo è un dato di fatto, sto tornando a stare bene come non accadeva da anni e, solo adesso, mi sto rendendo conto di cosa mi stia levando di dosso. Quella sensazione di tiroide impazzita che decideva in maniera improvvisa se dovessi essere stanca oppure no...a volte decideva persino sul mio umore. Gli occhi con leggero esoftalmo che ben notavo guardandomi allo specchio e poi, ancora, ipersensibilità al calore e generale fatica a svolgere l'attività che più amo: correre; per non parlare dell'alzarsi al mattino. Mi mancavo, tanto. 

E poi...i ritmi di corsa. Abituata ai miei, mi sentivo avvilita a vedere i miei tempi, ad esempio, sui mille, così peggiorati: avevo perso interesse nel correre le gare e usavo perennemente scarpe A3, in ogni condizione mi trovassi. E mi stupiva la non comprensione da parte di chi mi era attorno. Vivevo a Roma e cercavo di comunicare un bisogno di aiuto, ma la mia richiesta non sempre veniva compresa, ad esclusione dei miei amici storici Marco ed Elisa, che mi hanno sempre aiutato.

Tutt'ora trovo difficile comprensione verso chi critica, spesso anche solo tramite una tastiera, parla alle spalle od offende, senza provare a comprendere lo stato d'animo dell'altro, appurando la causa che si cela dietro un manifesto disagio sociale. Penso che prima si debba provare a conoscere.

Penso di aver lasciato a chi mi ha frequentato in questi ultimi 4 anni una pessima immagine di me: persona insofferente, ipersensibile, manifestamente fragile. Eppure ricordo di aver dato molto di me a chi reputavo meritasse la mia fiducia...anche se vi è stato chi non si è proprio dimostrato all'altezza di essa, ma non vado oltre.

E l'altra sera ho avuto un flash: mi sono rivista le immagini dello stadio delle terme di Caracalla illuminato, alla sera...mi sono rivista incamminarmi verso la metro Circo Massimo, ho rivisto piazzale Flaminio e la mia camminata in direzione valle Giulia, zona Parioli. Mi sono rivista attendere un nuovo giorno, nella speranza fosse migliore, e sorridere al mattino nella mia corsa al Pincio. E mi sono accorta che, in fondo, in quella città non ero mai sola: ero come gli altri, tanti altri "soli". I "soli", però, possono fare luce. E le luci della città, i suoi suoni, i suoi colori, mi hanno sempre fatto compagnia e tutt'ora mi mancano. Tutt'ora che sto coltivando altri progetti, in altri luoghi. Eppure, qualcosa è rimasto in me...qualcosa di quel passato.

E così sono ritornata ad allenarmi con le scarpe leggere; riesco a fare un collinare a settimana e ogni mattina mi alzo serena e con voglia di fare. Ho due progetti che sto portando avanti e mi porto dentro le esperienze di vita degli scorsi anni. 

E sto provando a superare gli ostacoli, giorno per giorno, alzandoli ogni volta. Ma non solo perchè vorrei fare gare a tema, ma anche perchè, in fondo, ogni ostacolo rappresenta una delusione, una sofferenza, un rancore. E ho problemi da risolvere, uno in particolare, e sto mettendomi nell'ottica di riuscirci. Sono convinta che la volontà possa spingere il fisico a distanze inimmaginabili.Io, dal mio canto, ne sto mettendo veramente tanta.

Conosco la meta, ed è già un buon passo per combattere una paura.



martedì 29 giugno 2021

La squadra e gli obiettivi comuni

 Il fatto che io sia una persona che abbia raggiunto un equilibrio con sè stessa non vuole dire assolutamente che io sia asociale e che non ami il contatto con gli altri. Tutt'altro: gli altri sono la mia forza, sono il mio sostentamento: se sono persone sinergiche mi permettono di estrapolare la parte più viva di me.

Nessuno di noi, in fondo, è un'isola: ognuno di noi è parte di un continente collettivo, che costituisce il nostro tutto. Ritengo però che un primo passo per stare bene con gli altri sia proprio lo stare bene con sè stessi. Io amo la vita che faccio, e non la cambierei con quella di nessun altro: di riflesso sto bene anche con gli altri: mi piace ascoltare, mentre di me non parlo mai.

Domenica, con la mia squadra del GS Gabbi, abbiamo dimostrato che l'unione fa la forza. Abbiamo vinto le staffette femminili e maschili, con addirittura primo e secondo posto femminile, all'Eikiden Marathon, San Marino. 

Io venivo da una settimana positiva dal punto di vista del riscontro in allenamento: peccato abbia corso la frazione da 12km alle 11, soffrendo decisamente il caldo che mal sopporto anche a riposo. Nella mia testa era forte un obiettivo: terminare la gara, senza esagerare il ritmo al primo giro (dovevo coprire due giri da 6km). Si ha sempre paura di non dare a sufficienza e più si nutrono aspettative e maggiormente si rimane delusi, soprattutto quando si è desiderosi di dare e di contribuire all'obiettivo. 

La nostra squadra è andata oltre la prestazione del singolo perchè, come ogni team di successo, ha battuto con un solo cuore. Il valore degli altri si misura nel prodotto collettivo finale. Sono fiera di essere parte di una équipe così motivante...



venerdì 25 giugno 2021

Un cammino comune...

Nell'intrecciarsi degli eventi che ci affiancano, capita spesso di fermarsi un attimo in vere e proprie pause di riflessione.

E allora ci si chiede se incontrare certe persone sia stato un destino comune piacevole e necessario per la formazione di entrambi, se l'incontro sia poi destinato a rimanere nei ricordi, o se quell'incontro potrà essere ravvivato in occasioni random, come se il tempo non fosse mai passato. 

Sto terminando gli esami dei ragazzi, con un pò di malinconia.

Mi piacerebbe che i miei alunni si ricordassero di me nel tempo, non cioè, come se fossi stata un capitolo chiuso ed episodico nelle loro giovani e burrascose vite, quanto, piuttosto, poter rimanere nel loro percorso anche negli anni a venire. Mi piacerebbe che, nelle strade che prendereranno, trovassero qualche piccola parte del vissuto che ho cercato loro di trasmettere.

Beh, con un pò di presunzione, è anche quello che spero di aver lasciato in chi non sento più da tempo, volente o nolente. Mi capita spesso negli anni di ritrovare amici o conoscenti o colleghi nei miei lunghi percorsi di studio, colleghi che rimembrano alcune mie peculiarità, alcune un pò folli. Mi piacerebbe, nel tempo, strappare un sorriso a chi ha vissuto questo  mio lato goliardico.

In fondo, penso che la cosa più gratificante per un insegnante, per un amico, per un "ex" (toccando sia ambiti lavorativi che sentimentali) sia proprio quella di essere ricordato; di essere ancora vivo nella testa e, perchè no, nel cuore di qualcun altro.





domenica 13 giugno 2021

I valori Nel Tempo

 


E' un periodo insolitamente tranquillo emotivamente, e ne sono sempre più convinta: guardo il mondo dalla faccia giusta. Dovrò rifare i miei controlli, ma sono convinta di stare via via liberandomi di questo antipatico disturbo della tiroide. Anche il mio umore è costantemente positivo: lavoro con passione e con i ragazzi, sia a scuola che al campo, sto proprio bene.

Ho corso un cross dopo oltre un anno, 2 giugno. Ero ad Abbazia di Pomposa (Fe), 8 km. Sono stata pure contenta della mia prestazione...insomma, sto iniziando a piacermi un pò.

Faccio un collinare a settimana e ricordo con piacere 22 km tra Panighina, Bertinoro, Collinello, Polenta, Paderno...ma ricordo anche un 6x1000 in salita e qualche fondo medio a 4'25. Sto ritornando a ragionare per obiettivi e non per "Tanto Per Fare".

Sono contenta perchè la mia società di atletica, quella ove alleno, sta crescendo e i miei giovani allievi stanno maturando ottimi risultati: vedere tanta fiducia nei miei confronti e tanto impegno nelle attività mi stimola a dare ancora di più. Vado al campo con il sorriso e devo dire che la società mi lascia veramente libera di organizzare le attività; mi rispetta, mi appoggia, mi valorizza. Ad ogni gara sbanchiamo in medaglie.


Lanciare: l'intenzione che si proietta nello spazio

E il passato?

Con il tempo si impara a capire cosa rimane nei propri trascorsi e cosa è stato destinato ad andarsene: ci penso spesso. Spesso penso a certi miei errori di valutazione commessi da remoto: ho sempre pensato che certi valori si trovassero intrinsecamente nelle strutture che li rappresentavano ideologicamente.

Ebbene, ora che ci penso a mente in quiete (non inquieta), raramente è così. Anni fa pensavo di trovare valori di patriottismo, di rispetto, di fratellanza e di cooperazione in quelle strutture che li rappresentavano dietro alla propria denominazione. Ero convinta di aver concretizzato un sogno, quando mi sono ritrovata ad accarezzare le pareti o a varcare il cancello di certe strutture. Ebbene: in questi ambienti ho trovato solamente una facciata istituzionale portata a rappresentare a una dimensione determinati concetti; nell'ossatura reale, nello scheletro in cui vivevo, ho sempre trovato altro: protezionismi, ipocrisia, indifferenza. Non riesco a trovare il termine esatto per denominare il contrario di empatia...potrei dire "asincronia", e invece no, lo rafforzo un pò parlando di vera e propria antipatia.

Il valore di un rapporto si misura al di là di contrasti ideologici, il valore di un rapporto permane nei ricordi. il valore di un rapporto viene riaperto ogni qualvolta lo si desidera...anzi, il valore di un rapporto non si chiuderà mai, a prescindere da distanze temporali o spaziali.

Mi guardo alle spalle e noto dei vuoti esperienziali dietro di me: dei trascorsi che, in verità, non ho mai voluto rimuovere. Dei trascorsi che appaiono come fantasmi, anzi, come spettri rappresentativi di un male morale ancora radicato in me.

Quante volte mi chiedo di perdonare errori fatti sulle mie spalle, e quante volte sento questo groppo esofageo del quale non riesco a liberarmi, ma che preme sul mio stomaco. Mi sarebbe piaciuto chiarire, ma ho cercato di farlo sbattendo la testa contro un muro divisorio.

Mi piace portare a fondo la mia profondità, ma ancora devo combattere contro la superficialità di chi non è mai riuscito a vedermi in prospettiva. Chissà...forse sarà proprio il tempo a costruire una dimensione più solida di me. Forse, questa dimensione, verrà vista anche da chi ha provato a rimuovermi.


venerdì 7 maggio 2021

Abituarsi al piacere di un attimo


Non so se sia una prerogativa mia o dell'essere umano in generale, il fatto di paragonare fatti o eventi con stati passati. Io non solo lo faccio in maniera costante, ma lo "sento" nelle ricorrenze temporali; e lo sento pure spesso. E questo forse è un mio limite, soprattutto nei rapporti interpersonali: penso infatti a come le persone fossero in passato, paragonandole con il presente, facendolo notare. Mi accorgo che le persone cambiano; cambiano o vengono cambiate da agenti esterni...

Anch'io sono cambiata, e spesso, ogni giorno mi confronto con quella che ero. Incorporo le emozioni che ho vissuto: le mischio con quelle presenti e provoco dentro di me un piacevole caos.

Penso a quando, due anni fa, aspettavo il weekend per fuggire nel mio rifugio: la mia casa, i miei affetti. Penso ad una città di altri dal quale mi sentivo scacciata: ma forse ero cambiata io e avevo solo bisogno di ritrovarmi.



E mi accorgo adesso che sto gioendo quasi in maniera inconsapevole per la serenità nell'alzarsi al mattino sorridendo, mentre anni fa lo facevo piangendo. Penso alla voglia di voler scoprire cosa di nuovo ci possa regalare il giorno che viene. Penso a giornate come queste, caratterizzate da un vento battente da far girare la testa, nelle quali riesco a correre 20km sfidandolo a testa alta, questo vento. Impensabile, fino a due anni fa: la tiroide avrebbe detto NO.

Penso al mio lavoro e ad una pista di atletica nella quale posso spostarmi come una pedina da un posto all'altro, concentrando in un'ora e mezzo tutte le attività dell'esathlon per cadetti, collezionando presenze alle gare inaspettate da parte di ragazzini felici, forse anche trascinati dal mio entusiasmo. Ecco, anche in questo sono cambiata: ora il mio entusiasmo si vede, viene percepito. Forse viene percepito dai miei occhi non nascosti dalla mascherina o, forse, mettiamola su quell'alchimia empatica che mi fa sempre stare sulla lunghezza d'onda dei più giovani.

E poi sono tornata a correre una gara, dopo mesi: 10km a SanMarino, collinari, 2 maggio. Ho ritrovato la mia squadra e sono pure tornata a mangiare in compagnia, a pranzo. Ho corso in salita, e non lo facevo da tempo, causa restrizioni comunali, e ho provato il piacere dell'appagamento dopo la fatica. Tutte cose meravigliose, riscoperte allo sbocciar di un attimo...cose meravigliose alle quali ero abituata, anni fa. 

Abituarsi al piacere: è possibile? Forse, ma è una botta di emozioni ogni volta. Beato chi lo prova.




domenica 28 marzo 2021

Emozioni pasquali...

Non c'è nulla di nuovo. Siamo chiusi in una bolla di routine che ormai ci ha quasi incagliato in una vita unidimensionale. E' passato più di un anno, eppure mi sembra che tutto sia trascorso così in fretta. Lento e lineare correre del tempo.

Sono sempre stata abituata a programmare le cose, ad organizzarmi, eppure, adesso, mi rendo conto che tutti i miei progetti, soprattutto relativi al settore scolastico, stanno andando in fumo. 

E' da oltre un mese che lavoro con la didattica a distanza e che alleno esclusivamente i settori agonistici, senza più poter seguire quelli promozionali. Sembra una cosa da poco, eppure... I ragazzini si aspettavano qualcosa.

Mi accorgo di come si stia trascurando una generazione in formazione, senza rendersi conto che i nostri giovani hanno bisogno di incentivi, di concretezze, di promesse da mantenere. Hanno bisogno di lavorare giocando, o anche solo di giocare, ma con un obiettivo. Noi adulti e le istituzioni che ci rappresentano non possiamo trincerarci dietro il: "Devono adattarsi", perchè sappiamo bene che i ragazzi e bambini non sono adulti in miniatura, ma hanno esigenze e necessità di vivere una loro vita, costituita da sogni e promesse; devono costruirsi un vissuto che sarà parte del loro Io, un vissuto che racconteranno. 

Loro non hanno colpe, eppure mi pare di percepire che la società attuale si stia sempre più alienando verso una dimensione: "Non a misura di bambino". Pare che i nostri giovani non esistano , eppure sono la mia forza, sono la nostra risorsa.

Sono ancora incontaminati dai condizionamenti sociali, sono così puri, sinceri, istintivi negli affetti e leali nei rapporti. 

Mi dispiace e mi rammarica proprio sapere che è la società moderna che rovina l'uomo. Tutti dovrebbero imparare dai bambini: per me sono terapeutici.



Ho corso un challenge di 3 giornate, 10km ogni giorno. Fondo medio. Mi sono divertita.

mercoledì 3 marzo 2021

Arancione scuro e il Cross mai fatto...

La situazione pandemica non è affatto rassicurante e fa un forte effetto pensare che sia già passato un anno. Eppure le tensioni, i timori non sono affatto diminuiti e, del resto, non si è ancora riusciti ad abituarsi ad essi. Non siamo usciti da questo incubo.

Il nostro sfogo quotidiano, lo sport, ci permette di vivere dei momenti di parentesi serena...e guai se esso non ci fosse. Io corro tutti i giorni, mi diverto come non mai e ricomincio, piano piano, a stare bene. Ho sofferto un pò il freddo invernale dopo tre anni di miti inverni romani, ma ormai, o almeno così pare, ci siamo lasciati alle spalle anche l'inverno di nebbia e gelo, durato ben poco.

Mi sono allenata per un cross rinviato tre volte, Ippodromo di Ravenna, un pò amareggiata per i miei giovani allievi che aspettavano con ansia questa esperienza. A tutto c'è rimedio e nessuno toglierà loro i propri sogni. Il lavoro per me è fonte di continua scoperta: sia a scuola, dove ogni giorno ricevo qualcosa, sia al campo di atletica. Il campo mi ha portato una grossa sorpresa: ottanta iscritti nel settore giovanile, mai successo nella storia del Comune di Cervia. E sono veramente soddisfatta del fatto che molti allievi vengano ad "assaggiare" l'atletica spinti dai compagni che già si allenano e che decidano non solo di iscriversi al corso, ma di partecipare agli allenamenti anche sotto pioggia e vento. Non solo ragazzi, ma anche adulti: un gruppo che è una squadra.

Mi rivedo un anno fa, mi vedo oggi. Vedo la fiducia attorno a me, vedo bambini felici e genitori collaborativi. Vedo un campo di atletica che posso abbellire creando circuiti, percorsi di cross...un campo in cui i ragazzi stanno provando tutte le discipline. Vedo una iscrizione alla Fidal ripresa dopo il mio allontanamento, con una volontà nel far crescere una realtà in un territorio che aspetta solamente di essere scoperto. Mi vedo allo specchio e mi vedo rinata.

E ci pensavo questa mattina, dopo 22 km "felici"...forse ho sconfitto una malattia autoimmune, o forse l'ho solo messa a tacere, insieme a quelle poche voci stonate che non hanno mai creduto in me.

Io credo in me stessa e, come è ben chiaro, credere è un bel passo per raggiungere la meta.



venerdì 22 gennaio 2021

Day by day

Andiamo avanti giorno per giorno, consolidando le nostre abitudini, trovando il "nuovo" in ciò che già facevamo. La pandemia ci sta cambiando, ci ha cambiato, e forse torneremo alla normalità, ma non più come la avevamo in memoria. Ma torneremo alla normalità? Quale sarà il nostro concetto di normalità, da adesso in poi?

Quale è la convenzione che ci idealizza una non continuità tra un anno e un altro?

Ci piacerebbe che, da un momento deciso convenzionalmente, il 2021 voltasse le spalle al 2020, invertendone la rotta; eppure tutte le preoccupazioni, tutti i fantasmi lasciati dall'imminente passato abitano ancora in mezzo a noi. Interrompere, chiudere, è sempre così difficile...dobbiamo ammettere di esser stati plasmati da qualcosa più grande di noi. Ne siamo consapevoli?

Io sto continuando un percorso lavorativo che mi sta riempiendo di soddisfazioni: da una ventina di giovani allievi nella mia scuola di atletica leggera mi ritrovo a festeggiarne oltre settanta. Organizzo corsi per adulti, svolgo lezioni private e a scuola, per fortuna, faccio didattica in presenza. Certo, la mia concezione del contatto umano è del tutto cambiata, ma non ho perso affetto e stima per chi amo. Ho più tempo per allenarmi e posso scegliere come gestire la vita che...ho scelto.

Il 2021 ha lasciato alle spalle persone alle quali credevo, rapporti per i quali ho lottato. Ho deciso di non chiederne più un "perchè", ma bensì di accettare le decisioni altrui con serafica saggezza. Spesso ho creduto a qualcosa rivelatosi poi dannoso, sbagliato: voglio trovare una utilità e un buon fine in tutto quello che ho perso.

E mi piacerebbe risvegliare ricordi e parti di me in chi non mi ha voluto capire. Mi piacerebbe cambiare la testa di chi, permeato da un'ondata di cattiveria di massa, non ha mai creduto in me. Chissà perchè...ho sempre pensato che il pentimento fosse sempre la miglior punizione per chi mi ha fatto del male, ma l'umiltà nel chiedere scusa spesso si appella ad una mera formalità.

Chissà perchè continuo a dare importanza a persone per le quali ero nulla. In questo devo cambiare io, non loro.



Anna Giunchi la maratoneta

Benvenuto sul blog di Anna...la maratoneta