C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo: tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito. In realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo: il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso…
Io mi non mi considero una turista, bensì una viaggiatrice: non viaggio, infatti, con l'intento di rientrare a casa, ma con il fine di spostarmi ogni volta, portando dentro di me un bagaglio di legami e affetti: il cuore con me viaggia sempre. Alla fine di una avventura ne programmo subito un'altra.
Classifiche: sono Francese!
Questo viaggio, Marrakesh, mi ha dato molto, così come mi ha tolto, al rientro. Lo rifarei un miliardo di volte, concentrandomi su ogni singolo dettaglio, ogni colore ed ogni profumo, al fine di ritrovarlo differente ogni volta...Vorrei riassaporarlo perchè, in una circostanza ristretta di tempo, mi ha fatto scuola.
Partita sabato mattina, non sola. Giovanni, infatti, mi ha accompagnato in aeroporto e mi ha reso molto più piacevole questo decollo: non mi piace partire senza salutare nessuno all'imbarco. Giovanni è un collega di lavoro, ma anche un amico: un amico che ho capito esserci sempre, così come ho capito esserci sempre Marco e Elisa, che nella giornata di giovedì hanno stampato i miei check in, consegnandomeli venerdì: amici, dicevo, dei quali fidarsi.
Proprio per questo sono sempre sicura quando viaggio: la gente che è disposta ad aiutarti c'è, e a volte si riconosce ad occhio...a volte si sbaglia anche, ma basta non caderci ancora, e circondarsi di pochi.
Venditori di scarpe...
Dopo lo scalo a Madrid parto in direzione Marrakesh, atterrando in anticipo.
Imparo subito ad orientarmi e a raggiungere la Medina, nella quale soggiornavo, senza cadere nei tranelli di chi invitava a prendere un taxi a tutti i costi, anche solo per 500 metri, pur con servizio bus pubblico dal Menara Airport. Raggiungo quindi l'albergo e mi reco, sgomitando tra un traffico assurdo prima di persone, poi di autovetture (questa volta prenderò, sì, il taxi) al Maraton Expò, rue IV Novembre. Ritiro il pettorale e rientro a piedi in albergo, avendo memorizzato la strada ed essendoci un sold out di taxi: dopotutto 4 km in passeggio fan sempre bene...
Arrivata in zona albergo, mi ritrovo in mezzo ad una calca di gente mai vista e, al fine di evitare soffocamento in 10 metri quadri, acquisto qualcosa al volo in un forno e salgo in albergo, il quale, non ho detto, era molto carino.
Marrakesh: la nuit
Alla mattina combatto con una levataccia: raggiungo a piedi lo start. Tutto questo "correre" non avrebbe reso la Maratona da personale, ma pianifico la mia organizzazione e sono pronta a partire sfidando il crono. Peccato che all'uscita dall'albergo fori un gel e me ne rimangano due (avevo dimenticato di averne un terzo di emergenza in valigia). Si parte alle 8 di mattina con 2 gradi. La temperatura salirà a 18 gradi.
Partita ad una media di 4'25-4'30, crollo dal 35esimo km per calo glucidico, chiudendo in 3h20.
Non so cosa spinga la mente umana ad andare oltre ad un limite fisico, eppure siamo in tanti a farcela: a mente lucida mi sento di ringraziare il mio allenatore che mi ha preparato in tempo di record per concludere la gara: un miracolo, per me.
Pomeriggio di recupero in centro storico, tra vicoli dai quali spuntano leccornie e cianfrusaglie di ogni tipo... Custodivo con gelosia il segreto che ora svelerò: lunedì mattina, ore 2h30, anticipando per errore la sveglia, correrò gli ultimi 58 minuti per le strade desolate di Medina, arrivando fino alla città nuova e ai bellissimi resorts.
Un viaggio che mi ha arricchito, dicevo, perchè ho ricevuto molto, ma allo stesso tempo mi ha tolto tutto al momento dell'atterraggio: si condividono giorni piacevoli con compagni di viaggio che dal nulla poi si perdono: le barriere della mente annientano quelle geografiche. Si può viaggiare insieme anche senza salire sul tuo volo, perchè in quel momento i piedi sono per aria, non ancorati a terra. Ricordi veloci, fulminei, tra una parte e l'altra di due continenti.
Ho ricevuto una medaglia e, all'arrivo, ne ho chiesta un'altra. Le conserverò entrambe: saranno un prima e un dopo...
Al prossimo viaggio...
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