Anna Giunchi Blog Personale


sabato 24 novembre 2018

Sì viaggiare

Amo ancora viaggiare, pur facendo, una volta a settimana, viaggi piuttosto prevedibili e non avendo in progetto i consueti viaggi transoceanici da qui a un paio di mesi.

Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieca, per godermi gli attimi di un'esistenza che mi chiede ogni volta di conoscere e di aggrapparmi alle meraviglie di una vita che mi attende. Sono convinta che un viaggio valga sempre la pena di essere fatto: vuoi mettere la gioia nel buttarsi a perdifiato in una nuova emozione? 
La meta? Fosse anche l'inferno, non si può conoscere senza incamminarsi verso di essa...
La porta, la soglia, la strada: attraverso di essi comincia il viaggio spesso reale, talora immaginario, che tocca paesaggi, frontiere, percorsi, mete visibili e invisibili. Si viaggia verso l’altro, l’altrove, l’oltre. E alla fine del viaggio ritroviamo sempre noi stessi, o un frammento di noi stessi.
Ed è da un pò di tempo che non visito nuove città...Le città sono sempre state come le persone: esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati. 
Ed io sto ricominciando a sentire il bisogno di esplorare nuove terre, nella convinzione che siano le stesse terre a voler esplorare me.
Domenica scorsa ho corso una tappa della Corri per il verde, Roma, al parco degli Acquedotti: bellissima mattinata, buone sensazioni nella 4 km: media di 4'07 al km.
Il giorno prima, causa mancanza di ambulanza, ho piacevolmente traghettato con la mia macchina fin su a Filo di Argenta, per non correre la terza tappa dei provinciali di cross a Ravenna: poco importava, ormai che ero lì...
Sto guardando al futuro, senza ancorarmi al passato. Quando mi guardo indietro, solitamente, sono più dispiaciuta per le cose che non ho fatto che per quelle che non avrei dovuto fare, per cui agisco. Sbriglio l'istinto e agisco.
Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici e conoscenti possono solo leggerne il titolo... 
Ma domani il futuro sarà già passato, e non ce ne saremo neppure accorti...




domenica 11 novembre 2018

Carry on carrying


A conclusione di una settimana confusa, irreale, strana, ovattata...e tutto il resto che possa stare attorno ad un periodo del tutto conflittuale, mi sono concessa un week end dedicato allo sport.
Sabato 10 novembre: Cds di Cross, terza fase, Castenaso, 3 km di lattato puro, chiudendo soddisfatta nelle 15 assolute.
Domenica, 15,3 km collinari tra Forlimpopoli e le colline di Bertinoro: evento pieno di gente, in un percorso tra salite ripide, vigneti e vallate.
Correre mi fa stare bene, e mi accorgo che correre e lavorare sono le cose che sto amando di più. Mi gratificano: dono e ricevo. Ricevo e dunque dono.
Per il resto, ragiono con la mia testa e sono di buon umore: scherzo ancora e faccio persino i selfies con i funghi...
Vivo serena e vivo da ottimista, non nel senso che in questo momento abbia il meglio da tutti, ma nel senso che io possa trarre il meglio da ciò che ho, cogliendo in ogni pericolo o incertezza una nuova opportunità.
L'entusiasmo non potrà mai fiorire se il terreno è pieno di paura. E allora andiamo avanti: ricominciano le Corri per il Verde, un tuffo nel verde di Roma: terreno fertile per coniugare sport e lavoro. Quello di cui ho bisogno.


domenica 4 novembre 2018

La Vallazza 2018...

E' già passato il giorno che tanto faceva paura ieri. E, se dovesse ricapitare, avrò ancora paura.
Incredibile come gli eventi, le previsioni e dunque il non sapere per certo, generino turbamento e malessere.
Che fare, dunque? Cercare di trovare una soluzione a questo eccessivo pensare a fatti comunque già accaduti, reali, che comunque dovrai affrontare. Sono di fronte a te, e non devono essere più forti di un'atleta.
La mia soluzione: lo sport.
Mi sono sforzata molto, ma sono riuscita ad uscire di casa, in questa domenica mattina...
Venivo da un cross corso due giorni prima a Conselice (lontanissimo), corso in maniera sublime, almeno secondo i miei canoni...poi, il giorno dopo, le analisi e la delusione. Due giorni nei quali mi sono comunque sradicata da casa (le mura fanno fare viaggi molto lontani) e ho trovato la forza di uscire. Avrei corso pure sabato pomeriggio a Porto Fuori di Ravenna, se non avessi perso le chiavi della macchina...
E questa Vallazza è andata bene...1h01 il tempo sui 14 km tra sterrato e asfalto: una manifestazione fatta con il cuore, cui la mia società sportiva non manca da anni, anni, anni.
Ed ero carica e felice, dopo aver corso: gioiosa e scherzosa come vorrei essere sempre...
Colpa loro, di questi maledetti ormoni che girano e si scagliano l'uno contro l'altro...hanno in mano i fili della nostra stabilità relazionale. Vorrei provare a governali io, questi fili, ma dovrà dirmelo il medico...
Sperem Ben...



Non è facile fare il Presidente...

Come molti (tutti) sanno, sono tesserata per il Gs Gabbi di Bologna. Sui risultati conseguiti dal Gruppo Sportivo potete visionare gli annali o, perchè no, il sito da me creato e che seguo personalmente (www.gsgabbi.it., vi piace?). La società è di quelle toste.
Presidente fondatore e dunque onorario e dunque unico è Nerio Morotti. Per sapere meglio chi è...chiedete al panorama dell'atletica bolognese o, meglio, chiedete ai suoi atleti. Chiedete, insomma, a chi lo conosce personalmente. E comunque, se siete in giro per l'Italia e venite da Bologna, se trovate un atleta o ex atleta Gabbi vi chiederà sempre di salutargli personalmente Nerio.
Nerio è una persona sincera, con un cuore enorme, che ogni domenica, in qualunque condizione meteo, è presente alle nostre competizioni e, come una chioccia, raduna e si prende cura di noi ("chioccia" è un termine utilizzato più volte per descriverne l'immagine protettiva domenicale). Nerio è una persona che dà veramente il meglio di sè alla propria squadra, che ogni anno regala ai propri atleti sorprese che possono andare da: zaini, borsoni, tute, divise di ogni genere, giacconi, giacche a vento, gilet, calzini, scaldacollo...Una persona che poi è il confidente di ognuno/una di noi e che riesce a mantenere uno straordinario equilibrio all'interno di una squadra con molte presenze agonistiche di alto livello. Sa tutto di noi, ma nessuno degli altri lo sa.
Non so come riesca in tutto questo, ma è vedendo un tale ordine e analizzando altri contesti che mi soffermo su quanto sia difficile fare il Presidente. Nerio ha creato un gruppo meraviglioso, al punto che io stessa mi rammarico di non poterlo frequentare come vorrei. Solidarietà, affiatamento, divertimento...
Nerio dice che siamo la sua Famiglia: è il complimento più bello che chiunque possa fare all'altro, e allo stesso tempo tutti noi gli vogliamo un bene smisurato, al punto da "circondarlo" fino a farlo soffocare prima delle partenze alle gare.
Che posso dire io di tanti anni (10?) di tesseramento Gabbi? Che non ho mai, MAI discusso con Nerio: ne stimo la propria sincerità e schiettezza, anche a costo di andare controcorrente, ne ammiro la brillantezza (quanti pranzi insieme...) e non posso che sentire dal profondo l'animo buono di una persona che, la domenica mattina, mi guarda negli occhi e mi dice: "Dammi buone notizie". Un comando dolce, da Presidente, in relazione alle mie analisi.
Io al Gs Gabbi sto bene: sono servita, riverita, corteggiata...esattamente come tutti gli altri. Ed è questo il compito in assoluto più difficile per un Presidente: qui non esistono prime donne o "cocchi", perchè siamo tutti uguali. Bravo, Nerio: questo è difficilissimo.
Difficile che nella sigla di un qualunque GS Sportivo si possa intravedere, glissato, il nome del Presidente: difficile ma non impossibile perchè il GS Gabbi è Nerio Morotti.
Nerio è umile...nella foto si è nascosto. Ma tutti noi in quella foto vediamo un unico sfondo in rilievo... Grazie, Nerio.


giovedì 1 novembre 2018

Back to Cross Country

La corsa campestre è una gara a sè...e va provata per descriverne le sensazioni.
E' un richiamo sensitivo del tutto particolare...così differente dalla corsa su strada, nella quale non si avrà mai la possibilità di familiarizzare, di "sentire", percepire il terreno come nella campestre.
La campestre fa bene a chi corre: un concentrato di propriocettività e massima potenza aerobica racchiusi in 3-4 km...se le distanze aumentano le sensazioni cambiano. Qui io sto parlando del cross corto.
Il cross corto è una botta di catecolamine, è un circuito mozzafiato di neurotrasmettitori...è un ballo di sinapsi, una impresa socializzante della Massa.
Massa di individui di generi-età differenti che si diverte a girellare in un budello di un paio di ettari...girare e ripassare nello stesso luogo, fettucciato in bianco-rosso.
Una gara nella quale si "dialoga" con il percorso...un contatto stretto con i profumi ai quali ogni campo sportivo rimanda.
Un piacevole confronto anche tra organizzatori, che sanno trasformare un campo scolastico in un piccolo "mondo" popolato da chi ha scelto di trascorrere una mezza giornata respirando il senso della natura...


                                  Debutto nelle prime posizioni con 11'50 nei 3 km, Conselice...

Anna Giunchi la maratoneta

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