E' un periodo di passaggio.
Ho sempre avuto una rappresentazione personale di una vita fatta a spirale proiettata in una crescita progressiva in altezza rispetto a quella rappresentata da un cerchio con un inizio, una fine o una ripetizione ciclica di eventi, sulle orme di un ripasso...tutto ciò che è circolo apre comunque a vizio, abitudine. Circolo vizioso. Non va bene.
La preferisco anche ad una rappresentazione lineare, con un inizio ed una fine. Mi piace il dinamismo, mi piace il divenire: mi piace ritrovare nel nuovo tracce del passato, ma mi piace andare avanti, senza strascichi che altro non fanno che appesantire un cammino o una corsa. Mi piace, forse, rinnovare il vecchio con il nuovo, cercandone di ristrutturare l'impalcatura. Non riesco a radere al suolo: non so strutturare così dal profondo: forse so solo rifinire ciò che già c'è.
Ho le mie radici e sto combattendo o proiettando me stessa verso il loro sradicamento: le gambe sono fatte per andare altrove, ma neppure so se mi fermerò in quell'altrove...non ho radici, non posso più crearmele e ho voglia di correre.
Correre...mi piacerebbe, ma lo sto facendo poco e male: vuoi per lavoro, vuoi per raffreddore, vuoi per chissà quali pensieri. Che male non fanno, anzi...sto ritrovando in me una razionalità e un impegno mentale che neppure avrei ipotizzato. Forse, ci stavo pensando, sto iniziando a pensare più agli altri che a me. E non sarebbe male, nella misura in cui riuscissi a capire se l'altruismo soddisfi un bene proprio o un bene collettivo. Ne parlai, giorni fa. Espressi questi miei pensieri a voce.
E rifletto su chi mi ha detto che mi vuole bene. Forse, anch'io voglio "il bene" di quell'altro. Ma volere il bene dell'altro, forse, vuol dire anche rispettarne un percorso nel quale non se ne deve per forza far parte. Si parte insieme, ma c'è sempre chi arriva prima. E forse quel qualcuno che "vince" neppure ti aspetta, in caso non abbia più bisogno.
Ho corso la Valli e Pinete, 30km, -1 grado, con il desiderio espresso di rimanere a Roma per vedere i Campionati italiani di Marcia. Ho corso male, in calo. Stanca da un viaggio per Bologna in forse tra treni e nevicate, sono arrivata irrigidita dal freddo e sono ripartita amareggiata per una gara che vinsi facile nel 2015.
Esperienza che non ho ripetuto questo week end: catapultata comunque a Bologna, mi sono organizzata per seguire i ragazzini in gara indoor a Casal Del Marmo. Niente Gubbio, italiani di Cross, causa calo fisico. Sentivo il bisogno di stoppare. Il mio nome, tra le iscritte, è ancora lì.
E le giornate proseguono timbrando un cartellino alla porta di casa, tra sveglia all'alba, allenamento tutto di un fiato, crepuscolo che mi accompagna sempre di più durante la giornata. E vorrei trovare un momento per salire su a Monte Ciocci, sedermi e veder crescere e maturare le prime sfumature di colori: qualcosa di nuovo, di diverso, in divenire ogni volta. Vorrei trovare tempo per pensare a me. Non al mio corpo, non alla mia testa, ma a me. Posso farlo solo io.
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