In questo periodo ho pensato molto. E agito poco. Eppure, “pensare”
implica sempre movimento, almeno per me: pensare vuol dire consumare glucosio,
vuol dire costruire, scavare nel fondo del proprio Ego. Non è però il Movimento che
intendo e non so in che veste mi troverà questo fatidico 18 maggio di "apertura" sociale. Mi troverà? Sarò pronta? Quanto tempo è trascorso?
Al contrario di quello che faccio abitualmente, in questa
quarantena ho arrestato la mia voglia di programmare: tuttora non ho obiettivi,
non ho neppure necessità e, con pazienza stoica, osservo gli eventi che ruotano
intorno a me; forse aspetto, ma non so cosa. Sento di essermi liberata di un
peso, ma non ho ancora chiuso i conti.
Non ho ben chiaro che futuro si parrà davanti a me e alla
gente ancora in stand by, ma sto vivendo il trascorrere del tempo con l’assoluta
e serafica calma di chi deve farsi cullare, senza lasciar scuotere il proprio corpo in una sequenza di battute fuori
tempo. Il corpo è in tensione, vigile, ma non reagisce.
Direi pure di essermi abituata a questo isolamento affettivo, a queste abitudini di vita quotidiana...routine, che dir si voglia.
Direi pure di essermi abituata a questo isolamento affettivo, a queste abitudini di vita quotidiana...routine, che dir si voglia.
Ma non perdo occasione per valutare chi c’è, chi è rimasto,
e chi no, perché sola, in fondo, non sono stata mai.
Ecco, in questi momenti mi sono liberata del peso delle convenzioni, per lasciarmi scivolare addosso il solo piacere dell’affetto più puro e sincero, da parte di chi, in fondo, mi ha preso come parte di sé, e mi ha ricordato.
Ecco, in questi momenti mi sono liberata del peso delle convenzioni, per lasciarmi scivolare addosso il solo piacere dell’affetto più puro e sincero, da parte di chi, in fondo, mi ha preso come parte di sé, e mi ha ricordato.
E mi sono accorta di avere veramente pochi, pochissimi che “sono
restati”, pur allontanandosi. Si contano sulle dita di una mano le persone con cui ho condiviso un
pensiero di un mio compleanno del tutto insolito. Poche, pochissime, ma sono quelle
che in me rimarranno sempre.
Forse a questo è servito questo lungo periodo di "loading mind database": a ritrovare la Fede, intesa come Essenza, come base strutturale del Sé,
che esiste a prescindere da quella che sono.
Ritrovare quel poco, carico di contenuto, che mi ha
spogliato del superfluo. A questo è servito.
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