Il giorno più atteso da mesi, ahimè, è volto al termine. C'è una cosa che mi piace delle cose attese: l'attesa stessa è sempre differente e, nel mio caso, personaggio spesso "bastonato" da delusioni della vita, i sogni sono un po' soffocati.
Per cui, pur desiderando ardentemente questo giorno, così minuziosamente preparato da chi ha impiegato risorse e ingegno per la sua realizzazione, non ho mai sognato troppo. Un po' perché vi sono sempre imprevisti che librano in aria e possono impedire quel tutto così bramato da tempo, un po' perché se si sogna meno, si gioisce di più nella realtà. Dato di fatto. Dato di fato. Essi', perché il tanto citato Fato ha già le chiavi in mano su tutto, pure su di noi. Non ho sognato, ma questo giorno verrà da me sognato. A lungo.
Come iniziare a poter descrivere una giornata meravigliosa come questa?
Potrei partire con l'incognita dei permessi al lavoro, ribaditi da me a tre interlocutori, che per fortuna mi vogliono bene...dai due giorni precedenti la gara, febbrili, con l'altra incognita nel correre 10km la domenica mattina...dalla tuta persa chissà dove, che non mi trovo da settimane. E non me ne faccio una ragione, perché una tuta non vola.
Potrei descrivere le sensazioni del mio corpo, debole, che accusa un po' di risvolti psicologici da non poco conto. Almeno, hanno un conto per me: dentro la mia testa navigano in pochi.
Il messaggio di risposta che ho ricevuto alle 6 da un amico era chiaro: "Non li deluderai mai. Se non te la senti non correre, valuta tu". È vero. Non avrei deluso nessuno, perché faccio parte di un gruppo fantastico, ma...che posso farci? È più forte di me. Perché io faccio sempre le cose per chi mi merita, e a chi mi merita vorrei sempre dare il mio meglio. Avrei voluto correre meglio, perché a questa gara tenevo molto. Pazienza.
Oggi è stato tutto come un sogno...il ritrovare gli amici, il localizzarmi ancora alla Cecchignola, città militare, l'immergermi dentro luoghi che mai avrei visto e posti che ho attraversato a piedi, in auto, e che mi trovavo, in quella occasione, ancora in circolo fino al mio cuore. Quante volte mi ripetevo: "Ci sono stata, mi ricordo". Mentre prendevo ancora più fiato, e aumentavo il ritmo, mentre scollinavo dalla salita dove portavo i ragazzi ad allenare, e mi dirigevo verso un luogo che conoscevo benissimo: il Centro Olimpico.
Ho attaccato il mio cuore in quel luogo: 3 anni non si dimenticano con un colpo di spugna ma, al contrario, si riaccendono come un flash se li passi correndo.
E il dopo...è stato un aggiungere decorazioni al qualcosa che era già troppo bello per essere vero...qualcosa che quasi tocchi ritraendo la mano, perché pensi che sia finto.
Conoscenza di persone stupende, che hanno cucito in petto un cuore, che dentro hanno un altro cuore, e nel cui sangue circolano medaglie. Meravigliosa quella che ci ha abbracciato il collo all'arrivo. Poi un inaspettato podio e gli amici...
Amici...
Un gruppo di persone che sono entrate nella mia vita, e che mi hanno accolto. Io, con il mio carattere di base selettivo ed introverso, ma che muta in estroverso e bizzarro quando "Me stessa" si sente a suo agio...un carattere che forse può non essere capito, ma che capisce al volo, se vuole.
Capisce chi può bussare nel suo cuore, entrare e rimanerci.
Un cuore che perdona infinite volte e ruota, rigira e tasta ogni aspetto relazionale, per rivederlo sempre nella chiave più comoda e ottimista. Un cuore che vorrebbe tenere e non fare scappare, anche a patto di stare scomodo.
Beh, mi sto rendendo conto di non aver più bisogno di cercare di comprendere. Forse, a piccoli passi, sto valutando l'idea di cercare di essere compresa io stessa.
Non dimentico il male che mi è stato fatto: lo sto solo convertendo in bene. Conviene.
Grazie a tutti...
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