Ho ripreso a gareggiare con regolarità.
E mi appare come qualcosa di bellissimo...lo scrivo per fissarlo, per portarne alla luce consapevolezza.
Perché è bello sapere che, tra impegni di lavoro piuttosto intensi, organizzazione personale e allenamenti, riesco, ogni domenica, a trovare tempo per la cosa che amo di più.
Questa domenica di inizio ottobre un noioso raffreddore ha rischiato di compromettere la mia partecipazione ad una gara "storica",13,5 km, a Madonna dell'albero, Ravenna, ma la voglia di correre nonostante tutto ha prevalso.
E, la scorsa settimana, ho corso 13km tra le colline di Savignano, reincontrando anche miei vecchi compagni di team. Vado sempre a premio di categoria, e mi riempio di cibo...piccole soddisfazioni.
La maglia, la canotta, la divisa sociale.
Fa uno strano effetto.
Sembra nulla, ma anche la maglia sportiva vuol dire molto...con una maglia si trovano via via cucite tante esperienze, come scudetti, tanti vissuti comuni, fino ad una vera e propria identità. Così dovrebbe essere il "portare una maglia", in rappresentanza. Perchè, se si ama e si rispetta una maglia, la si prende come una seconda pelle.
Ho portato una maglia per anni e, tradizionalmente, faccio molta a fatica a staccarmi da qualcosa che, a sua volta, appare attaccato a me. Mi sembrerebbe di tradire un valore. Non concepisco il tradire.
Beh, ora ho una maglia che per me va oltre una singola corsa domenicale. È una maglia che porto dentro da prima di indossarla, un sogno che ho coltivato fin dalla gioventù.
Una maglia che ha ancora una grande voglia di imbottirsi di ricordi, alla quale sto facendo respirare il mio animo.
Mi sto divertendo. I tempi al km non sono ancora quelli che vorrei, ma sto iniziando a concludere allenamenti finalizzati, sto iniziando a sentire le gambe girare, avverto il lattato solleticarmi.
Una borsite fastidiosa mi condiziona un po', ma non mi impedisce di godermi ciò che amo.
Ed è bello, ogni domenica, rivedere chi condivide con te lo stesso percorso. È bello correre e sentire il proprio fisico proiettarsi in una vera e propria esplosione di vita.
Tra poco, permessi del lavoro permettendo, tornerò a Roma, e sono visibilmente felice.
E non mi chiedo il Perché, lo sono e basta.
Mi basta portare nel corpo un periodo che si preannuncia bello, unico e, perché no, pure meritato.
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