Un viaggio ricco di emozioni, questo appena trascorso. Tre giorni. Vivi.
Ed è bello come, pur compiendo un itinerario ormai ben noto e abitudinario, con andata e ritorno Forlì-Roma, possa ogni volta pitturare le mie emozioni con colori differenti. Niente è mai uguale a sè stesso, quando lo si rivive.Ho dei ricordi, spalmati in questa città, troppo forti per poterli sotterrare. Cosa vuol dire rivivere anni di studio (6 in totale, tra lauree e master), tra le scalinate del Foro Italico, dove ho "costruito" la parte più evidente della mia professione? Cosa vuol dire riflettere lo sguardo nella pavimentazione di quell'area, tornare allo stadio dei Marmi dove mi sono allenata, ho seguito lezioni e ho pure lavorato per anni? Rivedere il parcheggio del Coni, dove lasciavo la moto alle 5 e iniziavo le ripetute, prima delle lezioni...che effetto può avere su di me? E ancora, il centrale del Tennis, dove, tanto per cambiare, ho lavorato, l'area dell'antico Pallacorda, dove facevo preparazione atletica per tanti, giovani tennisti. Cosa hanno lasciato in me questi dejavu? E sedersi in Tribuna Montemario, quel quartiere dove ho abitato per anni...che flash potrebbe esercitare dentro la mia mente?E poi c'è il presente in continuità con il passato: Appia Nuova, Appia Antica, Caffarella...allenamenti, passeggiate, palestre all'aperto, mattinate in corsa con aria frizzante su tutto il corpo, e la sensazione di avere quel parco tutto per me.
Perché Roma da me è stata vissuta un po' in tutto, prendendo le aree della Colombo, quell'Eur che tanto mi attraeva, dove pure ho lavorato (ma dai...), addentrandomi in circoli inimmaginabili: piccoli scrigni.
Ho stampato nei miei occhi i riflessi della sera, quando aspettavo l'autobus piuttosto che prendere la moto, per potermi ammirare la mia università illuminata.
E sulla corsa potrei scrivere tanto...lunghi sulla ciclabile, spesso con tratti in compagnia delle pecore, i Parioli, le ville, per poi citare la Cecchignola, nome che indosso ancora, con pieno orgoglio.
Una città, non mi stancherò mai di ripeterlo, che mi ha salvato più volte. Una città alla quale sarò sempre riconoscente, perché "salvarti" ha un significato che affonda nell'animo, e merita sempre memoria.
Ormai sono 10 anni che la frequento con continuità. Spesso mi chiama, a volte irrompo io di prepotenza tra le sue mura, e forse la disturbo un pò.
È dove ho i miei migliori amici, quelli che erano "la mia famiglia vicina": quegli affetti che non voglio lasciarmi scappare.
E oggi c'è stata Ostia. Carica di ricordi, anche questi di valore.
Si sono aperti quando sono arrivata alla Pineta di Castelfusano, grandissima. Ho pensato tanto, e a mente fredda ho riflettuto. Sì, ho tanti ricordi emotivi legati ad Ostia, ma non certo perché in quella provincia ho corso diverse gare.
A volte i ricordi emergono come vapori, ma per farli emergere occorre esercitare calore sulla superficie, e dunque bisogna recarsi nel luogo. E allora ecco che arrivano, e ti passano dentro la mente.
Ho corso 10km in una giornata dal prevedibile caldo (non possiamo lamentarci di una cosa che "ci andiamo a cercare") e ho scoperto un percorso bellissimo, dentro una natura che desiderava ardentemente farsi scoprire.
Ho ritrovato amici (nonostante, tra pettorali e scarpe, abbia creato solo del danno), ho corso ascoltando il mio respiro, e sono arrivata con quella gioia e quella sensazione di appagamento che solo una prova di fatica può donare.
Sono contenta di aver vissuto tutto questo.
Sono contenta per quando a volte mi impunto per qualcosa che voglio. È questa la chiave che mi fa aprire molte porte: quella chiave che vorrebbe aprire, e mai chiudere. Terrò sempre la porta aperta, per ciò che ne varrà la pena.
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