Mi accorgo sempre troppo tardi che tutto è già sfilato via dalle mie dita, scivolato come acqua dalle mie mani...e non ho fatto in tempo ad apprezzarlo, a godermelo, a fissarlo nei miei sensi.
A volte mi chiedo perchè si perda tempo a relativizzare un assoluto, a rovinare un qualcosa che è assolutamente e obiettivamente bello, come può essere un rapporto umano, per cose futili, "relative" verso noi stessi, appunto, dunque per nulla oggettive. Ed è in questi momenti di incomprensione legata ad una lunghezza d'onda con il passaggio dell'interferenza del momento, che mi rendo conto di come ci si faccia del male, privandosi per poco di quei momenti che riempiono una vita. Non capirò mai il perchè di uno "stare bene" e della contrapposizione di un volersi fare comunque del male. Forse...meno si ha, più si apprezza quel che si ha.
Ed io mi rendo conto di avere molto, anche se il mio quotidiano è fatto di conquiste a piccoli passi, di un guadagnarmi una comprensione in una realtà per me grande, estesa, deindividualizzante.
Il mio molto c'è, alle spalle, ma mi piace pensare di lottare per conquistarne ancora di più.
Mi piacerebbe tornare a gareggiare...ferma dalle gare da oltre un mese.
Le gare: erano un mio Must domenicale, fatto di aspettative personali, interazioni sociali, amicizie. Sono ancora in stand by, ma ho le pulsioni, latenti, che iniziano a battermi sotto la pelle. Però mi manco ancora un pò.
Ho ripreso ad allenarmi bene da una settimana: batto spesso per l'asfalto di Villa Glori, con rare puntate a Villa Borghese. Ho anche svolto il lungo di 35 km Parioli/Castel Giubileo A/R. Aspetto Roma, la Maratona. Continuo ad andare su rotaie con il desiderio di sfrecciare e prendere il volo.
Vale la pena non rassegnarsi guardando ad un destino prossimo o al passaggio di una transitoria, cupa ombra di rassegnazione.
C'è un passato che ancora vive e un futuro che resta in noi, con un presente che ancora raccoglie ricordi belli, seminando timidi sogni per il domani.
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