Non so se sia una prerogativa mia o dell'essere umano in generale, il fatto di paragonare fatti o eventi con stati passati. Io non solo lo faccio in maniera costante, ma lo "sento" nelle ricorrenze temporali; e lo sento pure spesso. E questo forse è un mio limite, soprattutto nei rapporti interpersonali: penso infatti a come le persone fossero in passato, paragonandole con il presente, facendolo notare. Mi accorgo che le persone cambiano; cambiano o vengono cambiate da agenti esterni...
Anch'io sono cambiata, e spesso, ogni giorno mi confronto con quella che ero. Incorporo le emozioni che ho vissuto: le mischio con quelle presenti e provoco dentro di me un piacevole caos.
Penso a quando, due anni fa, aspettavo il weekend per fuggire nel mio rifugio: la mia casa, i miei affetti. Penso ad una città di altri dal quale mi sentivo scacciata: ma forse ero cambiata io e avevo solo bisogno di ritrovarmi.
E mi accorgo adesso che sto gioendo quasi in maniera inconsapevole per la serenità nell'alzarsi al mattino sorridendo, mentre anni fa lo facevo piangendo. Penso alla voglia di voler scoprire cosa di nuovo ci possa regalare il giorno che viene. Penso a giornate come queste, caratterizzate da un vento battente da far girare la testa, nelle quali riesco a correre 20km sfidandolo a testa alta, questo vento. Impensabile, fino a due anni fa: la tiroide avrebbe detto NO.
Penso al mio lavoro e ad una pista di atletica nella quale posso spostarmi come una pedina da un posto all'altro, concentrando in un'ora e mezzo tutte le attività dell'esathlon per cadetti, collezionando presenze alle gare inaspettate da parte di ragazzini felici, forse anche trascinati dal mio entusiasmo. Ecco, anche in questo sono cambiata: ora il mio entusiasmo si vede, viene percepito. Forse viene percepito dai miei occhi non nascosti dalla mascherina o, forse, mettiamola su quell'alchimia empatica che mi fa sempre stare sulla lunghezza d'onda dei più giovani.
E poi sono tornata a correre una gara, dopo mesi: 10km a SanMarino, collinari, 2 maggio. Ho ritrovato la mia squadra e sono pure tornata a mangiare in compagnia, a pranzo. Ho corso in salita, e non lo facevo da tempo, causa restrizioni comunali, e ho provato il piacere dell'appagamento dopo la fatica. Tutte cose meravigliose, riscoperte allo sbocciar di un attimo...cose meravigliose alle quali ero abituata, anni fa.
Abituarsi al piacere: è possibile? Forse, ma è una botta di emozioni ogni volta. Beato chi lo prova.
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