Correre e scrivere, spesso, vanno di pari passo. Ho trovato questa caratteristica comune a molta gente che, come me, condivide queste due passioni.
Ho corso ben due gare, dal mio ultimo post, e le emozioni, devo ammetterlo ogni volta, sono sempre uniche.
Innanzitutto, correre una 21km, Alfonsine, per di più in una località vicino alla mia Cervia, è stato un passo abbastanza forte e marcato. Vuoi perché 21km, per me, sono ancora tanti, vuoi per le consuetudinarie "paure" sullo stato del mio ginocchio, che però va sempre meglio...vuoi per la consapevolezza di non correre ancora a ritmi secondo i miei canoni. Eppure...trainata, rassicurata e convinta, ho corso e sono stata molto soddisfatta del mio tempo, 1.39, della mia terza posizione di categoria e della mia determinazione nel concludere la corsa in spinta, nonostante il vento contro. Le soddisfazioni legate alla forma fisica sono del tutto personali, variano da atleta ad atleta, ma penso che in comune, a me come agli altri, si abbiano la piena consapevolezza dello stare bene, in salute e pure in un contesto sociale che inizia ad affollarsi.
E solo il rivedere il palazzo H del Coni, che mi accompagnava nei miei trascorsi in Università, mi ha riempito di quelle emozioni che fatico a descrivere.
Sono stata veramente contenta di esserci; di conoscere ancora meglio la mia squadra, fatta di persone veramente speciali e a modo; contenta di rivedere amici, di spingere e migliorarmi cronometricamente, nonostante i punti in cui non prendeva il garmin, nonostante i soliti dibattiti sui 10100 o sui 10400.
Comunque sia, sono stati 43 minuti emozionanti nei quali, pur in mezzo a 6500 persone, calpestavo quell'asfalto che mi ha dato emozioni, che mi ha liberato pensieri, che mi ha incollato ricordi.
Nel pomeriggio, allo stadio Paolo Rosi, ho assistito al Trofeo Liberazione, una manifestazione verso la quale, tanto per cambiare, riserbo molti ricordi. Contrastanti.
Non è stata l'edizione giusta per levarmeli di dosso, ma ho passato un pomeriggio piacevolissimo grazie agli amici che ho ritrovato, grazie ai ragazzi che ho visto crescere, grazie ai colleghi di passione e tempo speso sul tartan.
Sono dell'idea che le esperienze che ci mettono alla prova con la vita siano, come le gioie relative alla corsa, assolutamente personali. Non vi è una soluzione, né una strategia alle complessità del vissuto.
Io cerco di ritagliarmi spazio, sovrapponendo esperienze nuove a vecchi ricordi.
Il vecchio non si può cancellare. E allora, proviamo a modellarlo, per come piace a noi.
Potrebbe darci molte sorprese.