Ricordo che soffrii molto quando i miei conterranei subirono la strage del terremoto, così come rimasi di ghiaccio quando visitai L'Aquila e Onna.
Vedere può traumatizzare, ma vivere con tutti i sensi, dall'udito all'olfatto, una esperienza del genere, è stato un qualcosa che congela la pelle.
E tutto quello che ho percepito e sentito è ancora qui, ed ogni tanto mi abbaglia come se fosse un flash, e mi scuote per un attimo. Sono immagini che mi si spaccano nella fronte.
Non sapevo, oggi, se sarei riuscita a fare una gara, per di più "fisica" come questa ed invece, guarda un po', è schizzato fuori l'imprevisto e l'insperato, e ho ritrovato il mio corpo impegnato in una corsa, considerano i ritmi che avrei potuto fare, in spinta...pure un po' spericolata nelle discese. Che, forse, dopo quello che ho vissuto, non mi fanno più così paura.
Sono partita verso Roma dopo che ho maturato quel concetto di "fuga" che avrebbe unicamente abbandonato la mia terra in un momento di difficoltà. Ho resistito e l'ho soccorsa con i miei conterranei.
Però avevo bisogno di questi due giorni a Roma.
Perché, nella sua tragicità, l'alluvione mi ha fatto emergere quelle persone meravigliose alle quali ho aperto le porte del mio mondo.
Ho passato un sabato sera bellissimo e ho riso a rotta di collo.
E in più ho trascorso una domenica non da meno, correndo una gara splendida tra salita costante e sentieri sterrati, e visitando il centro Interforze, meravigliandomi come una ragazzina.
Avevo bisogno di tutto questo, e ne avrò bisogno ancora per un po' di tempo.
La gara era la Cronoscalata al Tuscolo, Frascati.
Ho corso bene, ma non nascondo che, quando apparivano ai miei occhi le bandelle rosse e bianche, nella mia memoria ritornava l'inferno di una settimana fa.
Ogni ostacolo si può raggirare o valicare, e io vorrei riuscire a valicarlo.
E la mia terra, bella più che mai, merita unicamente che ritorni, donandole il meglio che ho, portando dentro la serenità di altre terre, che le sono vicine.
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