Di solito coltivo sempre un motivo che si nasconde dietro un mio non scrivere per tanti giorni nel blog.
E non voglio parlare o ipotizzare impegni: se si vuole una cosa, il tempo per essa si trova.
Per la verità, quando sono impossibilitata a fare o a fare in forma restrittiva le cose che amo, tendo a "spegnermi". Vuoi che sia per quel maledetto livello di adrenalina che mi fa stare bene, vuoi che sia per una interruzione di una routine che mi manteneva una sicurezza di fondo.
Che non corro bene e come piace a me sono ormai 20 giorni, e potrebbe apparire un niente. Eppure, e qui non ho da insegnare alcunché a nessuno, quanto di condividere uno stato d'animo, la privazione dalla corsa per me è radice di un profondo turbamento. Non è un bisogno primario, e questo lo so, ma costituisce la serratura per la chiave della mia serenità. E si trascina dietro tanti aspetti del mio carattere: la mia immagine estetica, il mio rapporto con il cibo, l'umore, i miei contatti sociali.
Reduce da una vittoria a Rieti al campionato italiano master dei 400hs, si apriva davanti a me un periodo agonistico gratificante e, magari, pure vincente. Poi...quella sensazione di cedimento al ginocchio a fine allenamento, il ghiaccio, le stampelle, il pronto soccorso, il futuro anteriore e, or come ora, la modalità telepatica di ascolto di ogni rumore articolare.
E fa effetto percepire tanto affetto, anche di quello che non si dichiara ma si sente, da parte di persone che colgono e capiscono un mio danno fisico e psicologico.
Droga? Dipendenza? Chissà, forse il movimento è diventato un bisogno, per me, fisiologico.
Non ho corso l'Appia Run, ma mi sarebbe piaciuto, e me la sono vista da fuori, al passaggio, dopo una presunta corsa alternata a passo in Caffarella. Mi sono divertita, in un week end romano nel quale avevo coltivato tanti progetti, ma ho trovato ben più piacere nel rivivere le mie amicizie, ormai pezzi di vita, che cerco ogni volta. Mi fanno stare bene.
Si tratta di aspettare, di aspettare ancora, di immaginare il bello di quando tutto sarà come prima. Si tratta di immaginare, di creare pensieri alternativi, di non ancorarsi a vincoli materiali, ma di andare oltre.
Forse il pensiero può correre più delle gambe, ma va allenato.
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