Anna Giunchi Blog Personale


giovedì 1 settembre 2022

Chiamatemi per nome


  Sto scavando parecchio.

Tronco e braccia sono allenate a dovere, ma la mia sensazione è che il pozzo della mia personalità sia sempre troppo, troppo profondo. Però sono curiosa.

E dunque sto sviscerando i miei patterns negativi, numerandoli in maniera incrementale, per densità. Alcuni sono molto, molto massicci. Dolomitici.

Che cosa mi da fastidio e mi fa soffrire?

Beh, or come ora direi: "Il non essere considerata". Sì, lo ho sempre sofferto. Non ho mai sopportato favoritismi e meritocrazia assente. Ho sempre sofferto l'essere pressoché ignorata, più che non valorizzata a dovere, così come l'esser comparata e sminuita: era nei miei confronti un dolore non necessario e gratuito.

E così ho pensato all'importanza del nome.

Il nome...quel nome che ci accompagnerà per tutta la vita, che incolleremo sotto la pelle come un microchip, che si scatenerà nelle nostre reazioni sinaptiche di una vita biologica. 

Il nome, che prenderà le sembianze dei nostri volti da bambino, da ragazzo, da adulto. Quel nome che altro non è che un insieme di lettere, con un mondo infinito dentro ognuna di essa: lettere gonfie di immagini, suoni, sensi specifici e aspecifici.

Il nome è l'amore anagrafico e combinato dei nostri genitori, e' il sogno che portavano dentro e che ha preso forma con noi, viventi. Il nome stesso ti induce ad amarlo, sempre e per forza, perché dovrai conviverci per tutti i tuoi giorni, e dovrai voltarti una infinita' di volte o alzare la mano, quasi come stimolo riflesso, ogni qualvolta lo sentirai rimbombare dalla voce di qualcuno.

Riflettevo.

Forse il dolore più grande che mi abbia causato una persona è stato proprio quello: non menzionare più il mio nome. "Grazie. Anche a te", "Buongiorno e grazie". Io, che in una lunga e solida amicizia ero sempre stata Anna, di punto in bianco mi sono trovata svuotata della mia essenza, della mia persona, del mio passato, presente e futuro.

Una porta in faccia stampata su un volto fatto a pezzi, frantumato in tante derealizzazioni del Sé. Un dolore mai provato, per la mia persona.

Ed è per questo che, quando incontro qualcuno o quando alleno o istruisco dei ragazzi, cerco, in primo luogo, di memorizzare i loro nomi. 

Perché chiamare per nome una persona, in mezzo a tante, vuol dire valorizzarla, dare importanza e unicità alle sue dinamiche interne. Cercare lei e non altre.

Troppo spesso si sotterrano i nomi con aggettivi, nomignoli e attribuzioni. Il nome ha un corredo genetico dietro, con quel tocco di fantasia che il cognome non ha. Il nome è espressione.

Non dimenticatevi dei nomi. Non dimenticatevi delle persone che se li portano a braccetto, e affezionatevi anche a loro, perché voler bene a qualcuno e chiamarlo...non fa mai male.

1 commento:

Mauro ha detto...

Coinvolgente e profonda come sempre.., impossibile non considerarti, Come ti avevo già’ detto in passato, se dovessi stilare un’ipotetica e simpatica classifica tra le mie amiche virtuali, Tu saresti per distacco al primo posto. Intelligente, ironica, colta, simpatica e bella con una capacità’ di scrittura straordinaria, sia nelle composizioni intime che nelle spettacolari recensioni dei dolci. Aggiungo, inoltre, sempre competente, seria e professionale nei post che riguardano le tue attività’ lavorative. I miei complimenti sono obbiettivi ed assolutamente disinteressati per cui sinceri!!

Anna Giunchi la maratoneta

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