Maratona sulla sabbia
Ebbene sì, una volta nella vita si possono fare delle follie.Io ho deciso di farne una, domenica 11 febbraio, a San Benedetto del Tronto. Premetto: stavo preparando la Maratona di Roma, in programma fra un mese circa, seguendo un rigoroso schema preparatomi dall'allenatore; in suddetto programma una maratona sulla sabbia non ci stava proprio. Sono partita con l'idea di correre una tranquilla 10 km competitiva, sempre sulla sabbia, cogliendo l'occasione anche per visitare San Benedetto del Tronto.Peccato non abbia tenuto conto di essere in macchina con tre partecipanti alla gara su lunga distanza, fedeli alle quattro edizioni precedenti, che all'atto dell'iscrizione hanno pensato bene di persuadermi con frasi tipo: "Non hai nulla da perdere!";"Così ti fai l'allenamento di lungo";"L'iscrizione alla maratona sulla sabbia è gratuita, per la 10 km si paga!";"Cosa sei venuta a fare fino qua, da Roma, solo per disputare una dieci chilometri!", "E' piovuto tutt'oggi e la sabbia è molto più compatta, non farai fatica!", e via così. Fatto sta che quella sera stessa mi hanno cambiato il pettorale: domattina mi avrebbero aspettato 42 km, ma che bello! Sono partita con la prospettiva più ottimista: sarà una tranquilla passeggiatina sulla sabbia, che male c'è? Ricca cena a base di pesce (antipasti vari, primi vari, secondi vari, dolci vari), un po' più abbondante del previsto, e la mente era già proiettata sulla gara! Sono nata a Forlì e residente a Cervia, certo (mare che più mare non si può), ma nella mia vita ho corso sulla sabbia tre o quattro volte, non di più. Già al primo giro di 8 km sono partita male, con l'idea di ritirarmi: io mi sento una macchina da strada (UNA FERRARI TESTAROSSA, per la precisione), non da rally, e quel tipo di corsa, così poco omogenea e così pesante, non me l'aspettavo proprio!
Per 5, interminabili giri, sempre le stesse facce dei soliti corridori: ci si saluta, ci si scontra, ci si impreca a vicenda.dipende da chi trovi e con chi fai il frontale.il mondo è bello perché vario. Incrociavo gli sguardi dei componenti del mio gruppo, supplicando loro di aspettarmi, ma nulla, il pettorale è il pettorale; non ci sono amici o nemici, si corre solo per sé stessi. Non so come sia la maratona nel deserto, ma di sicuro non mi preoccuperò delle modalità di iscrizione, dato che penso proprio che non la farò MAI!!! Che gara particolare stavo facendo: non era una maratona, ma una lotta per la sopravvivenza, una gara a chi resisteva di più, qualcosa di unico, in un'atmosfera resa ancora più particolare da una sottile foschia; ogni tanto mi lagnavo un po', ma tutto sommato mi sono comportata bene. E poi.che bello quando le onde ti bagnavano i piedi, e ti sentivi le vesciche che, passo dopo passo, crescevano sempre più forti, e dopo sempre più fragili!E come non ricordare quei momenti in cui la sabbia si faceva meno compatta e ti sembrava di sollevare quintali di fango ogni passo?! Ultimo giro.vento contro, che bello! Andavo avanti con il mio passo, senza guardare al cronometro, scrutando all'orizzonte l'arco del traguardo, che via via sempre più vicino.MIRACOLO, MEDAGLIA AL COLLO!!! Non posso descrivere la sensazione di quando sono arrivata.Quarta, io, che mi volevo ritirare!! Che gusto, poi, mangiare una volta smaltita l'adrenalina: 6 fette di pandoro, un panino con prosciutto, una pizza, crostini misti, un (bel) piatto di scaloppine ai funghi, verdure grigliate, due dolci, un gelato. Può bastare? Ho portato la medaglia per due giorni interi, e tutt'ora l'ho appesa lì, ai bordi del letto della mia stanzetta in affitto zona Roma Nord, quella stanzetta che, per quanto piccola, può vantare di fare riposare un'atleta, tale o presunta, che le ha sporcato tutto il pavimento di sabbia, ma che era così felice. La classica domanda: "La rifaresti?".Classica risposta: "Sì, subito, e l'anno prossimo LA VINCO!!"
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