Anna Giunchi Blog Personale


domenica 27 settembre 2020

Corri e non avere paura...

Si ha sempre paura di ciò che non si conosce. Almeno nel mio caso. Perchè se conosco ciò che andrò ad affrontare, sono preparata, e non posso aver paura. Posso evitarlo se già lo so, giusto? E dunque...si ha paura solo di ciò che non si sa.

Era da giorni che pensavo a questa domenica: tornare a correre, gara quindi, con la società, per di più in una staffetta, quindi con una responsabilità in più nei confronti dei compagni. Vorrei capire perchè la corsa agonistica metta così a nudo il mio carattere. Vorrei capire perchè senta di aver instaurato con lei un patto di alleanza talmente chiaro e codificato da non volerlo tradire. Penso che lei, la Corsa, sia l'unica a mettere veramente in riga un carattere ribelle come il mio. San Marino, maratona a staffetta, dunque...

La Corsa è una compagna di vita e le voglio bene. Infatti non la tradisco mai, e verso di lei nutro un costante sentimento di riconoscenza per quello che riesce a donarmi: in fondo è proprio grazie a questo gesto motorio che riesco ad iniziare la mattinata con il sorriso, che mi sento soddisfatta un poco di me stessa (5x2000 a 4'25...nulla di che, ma erano mesi che me li sognavo) e, perchè no, che mi piaccio pure, in generale, sia dentro che fuori.

La condivido con pochi, forse solo con me stessa, ma è un'amica che mi porto sottopelle. E' una fortuna poterla praticare, e me lo ripeto spesso. 

E per lei mi dedico a esercizi di tonificazione giornalieri, per prevenire infortuni: essa scandisce la mia routine, quindi mi dà sicurezza. Per lei, venerdì e sabato, ho fatto il pieno di carboidrati e solo lavoretti di scarico...per lei, sabato, sono andata a letto presto.

"Lei" lo aveva capito, e mi ha fatto un bel regalo, con la frazione da 12 km in 52', inaspettata...primo giro in 26', secondo giro in perfetta copia cronologica. E sono tornata a respirare l'aria pura della salita, a tornare a percepire quelle gambe che, in certi momenti, di andare ne han ben poca voglia. 

E ho sentito che, in fondo, non dovevo proprio avere paura di nulla, perchè ho sempre amato far fatica: l'ho sempre conosciuta, così come ho sempre conosciuto il mio corpo. Conosco pure i miei compagni/e di squadra, sempre pronti a sostenermi, a prescindere dal mio stato di forma fisica. Perchè avere paura, allora?

Ho provato quella allietante sensazione del traguardo, descritta nel mio post di un giorno fa: è così bello, il traguardo...E' così bello gonfiare il petto di emozioni all'arrivo, sentire quel flooding di adrenalina in corpo che ti infiamma di passione a poco a poco, per poi sfumare lentamente al secondo giorno post gara, lasciandoti quella cara sensazione di beato appagamento fisico.

E mi rammarico, nel tempo, di aver perso la mia spericolatezza, la mia voglia di buttarmi a capofitto nella voragine del "nuovo", assaporando il gusto piccante della vita. Mi rammarico quando poi ritrovo i famosi incorporati culturali, che mi rispolverano input galvanici...brividi insomma, orripilazione (senso etimologico del termine) di gioia.

Adrenalina: quella cosa che ti fa parlare e sparlare dopo una gara per quanto sei felice: in quel momento sprizza quella parte di te che invocavi ogni volta che colloquiavi con te stessa ripetendo: "Mi manco". E a quel punto divieni un fiume di parole che scorre. E voglio vedere qualcuno a catturarle al volo...

Ora sto bene. Ho solamente voglia di sentire ancora il profumo dell'asfalto, di danzare al ritmo di una corsa libera, per le montagne.

Sono molto, molto vicina, a ritrovare quella parte di me che mancava da tempo, e non ho paura perchè me la ricordo.




sabato 26 settembre 2020

Tra la montagna, il mare, la pista e San Marino.


L'estate ci ha lasciato anche quest'anno...Una estate insolita, di riflessione, di contatto e alienazione dalla realtà. Mi è scivolata dalle mani in poco tempo, e ne porto dei ricordi scomposti, a varie vetrate, rifrangenti riflessi indiretti. Siamo in autunno, e ancora penso a cosa farò da grande...

Alleno, mi alleno, mi preparo per un ingresso lavorativo a scuola, ma ancora vivo confusa su quello che mi si potrà offrire, forse anche per il contesto che mi attornia. Insicuro come me. 

Ogni tanto lascio trascinare il mio corpo dalle sensazioni che incombono...e lo lascio parlare. Lo sento, ma non sempre lo ascolto; eppure faccio tutto quello che mi chiede.

Lo sport mi aiuta molto: mi fa stare bene, mi dà equilibrio, mi permette di fare la "voce grossa" con una malattia autoimmune che, nei momenti stonati, mi assorda con il suo rumore. E imparo a capire, comprendo che quel che è oggi potrebbe non essere domani, e mi accorgo di essere forte. So di essere forte nell'impormi caratterialmente al fare, al reagire, perchè ad ogni reazione corrisponde una azione: lo ho sempre studiato. Non nego di voler apparire, molto spesso, quella che non sono, e di avere una corazza interiore scomposta e molliccia. 

Mi trovo a rendicontare che cosa possa aiutarmi a stare bene, adesso, perchè rifletto molto, e arrivo a fine giornata sempre con un barlume di fierezza. Altro traguardo raggiunto: analizziamolo.

 Cosa mi fa stare bene, mi chiedo? Tolta la serenità familiare, per me alla base dell'equilibrio interiore, rifletto su un meraviglioso trekking in montagna con un gruppo di 20 amici, 21 km, nel quale ogni dimensione temporale convenzionale è diventata astratta. Penso ad un week end a Roma nel quale ho ritrovato luoghi, fatti, persone...e pure un pò me stessa. Penso al mio mare, al mio gatto sonnacchioso, ad un viaggio transoceanico che prima o poi rifarò. Penso a correre al mattino presto, godendomi a più riprese aurora, alba, mattino, che scorrono al ritmo dei miei passi.

Penso che valga sempre la pena provare a mettersi in gioco. E domani tornerò a correre in una staffetta, a San Marino, per la mia società. Non sono più l'atleta di un tempo e temo: temo i giudizi sul mio non più brillante stato di forma, temo di essere inadeguata al compito, temo che pochi, in fondo, riescano a toccare questo mio stato di incertezza determinato da un corpo che ogni giorno decide in prima persona se andare in modalità ON o OFF.

Ma poi il "Dopo" cancella ogni turbine iniziale, e mi riporta alla mente che vale sempre la pena sciogliere il ghiaccio e buttarsi in ogni cosa nuova che la vita propone. Vale la pena scalfirlo, all'occorrenza, cercando di trovare all'interno un cuore morbido e caldo che possa comprenderti. Vale la pena, sempre, perchè la vita è fatta di traguardi e ogni volta tagliare quella linea è un'emozione diretta, l'impulso all'azione che ti fa sentire viva.




Anna Giunchi la maratoneta

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