Anna Giunchi Blog Personale


sabato 5 dicembre 2015

Esta es Panama'!





Era un viaggio, questo, che avevo fortemente voluto. Totalmente organizzato da me, dalla scelta del volo, all'albergo, all'iscrizione alla Maratona. Quest'anno non ho resistito...pur tentennando un pò, dopo due anni, sono tornata a fare un volo transoceanico. Un piccolo premio dopo un'estate di lavoro.


E ho programmato una settimana intera, da giovedì a giovedì, con 6 notti in albergo e una in aereo. Meta: Panama. Per quale motivo? Beh, nessuno in particolare, se non che tutta l'America Latina mi affascina. E poi, perché no, per staccare un po' dal freddo... Già, il freddo...ho lasciato i 2 gradi di minima a Cervia per immergermi nell'umido/tropicale di Panama: sinceramente, non mi sarei mai aspettata un caldo così, pur avendo letto delle recensioni inerenti la Maratona nella quale ci si lamentava della grande umidità...

Il volo, Iberia, mi ha fatto rimpiangere Emirates ma, del resto, come il gruppo Emirates con i suoi fazzolettini caldi serviti prima del pranzo/cena non c'è alcuna compagnia... Nel bel mezzo di un virus intestinale, ho ingerito a fatica i fusilli scotti e non ho neppure sfiorato il tramezzino a tre piani: solo un assaggio di yogurt e muffin di marmo. 10 ore di volo, partito mezz'ora dopo, con una andata Bologna-Madrid su un aeroplanino esile esile, ma veloce. 10 ore molto pesanti a reggersi: non sono proprio più abituata a certe imposizioni sedentarie... Scendo a Tocumen e, dopo la trafila dei controlli, mi preoccupo di trovare un taxi "vero" che con trenta dollari mi lasci in albergo, dopo uno slalom tra le calle piene di prostitute. Il telefono non va, al che approfitto della tariffa da 6 euro al giorno per tutta la mia permanenza.

Arrivo in albergo (pensione), dove mi accoglie un materasso completamente fradicio, regalo dato dal condizionatore che, emettendo suoni alquanto vari, mi rende la notte piuttosto inquieta. Piccoli animalini scorrazzano per il bagno: un telo formato bidet dovrà farmi da telo doccia, accappatoio, asciugamani e ogni altra funzione. Bidone non svuotato e bustine di prodotti di profumerie sotto al letto completano il quadro. Nulla di che, se non che, al mio arrivo, ho dovuto aspettare 40 minuti, non so per cosa, per confermare la mia permanenza. Ovviamente, pagherò 10 dollari in più, per tasse, mi dicono. Nessuno parla inglese.

Non sapendo cosa fare in camera, esco a correre: sono le 20 ed già e' buio...mi perdo e chiedo indicazioni ai poliziotti. Riesco a ritornare solo dopo aver fermato un presunto podista. Mi colpiscono le ambulanze, spesso in giro di notte, che fanno il verso come quelle che da noi andavano 20 anni fa: "Oueeeeeoooo".

Mattina di ambientamento: caldissimo: a fatica riesco a fare 40 minuti, ma do' la colpa al digiuno e al virus. Rientro in albergo e trovo un tipo che fa il palo proprio li' davanti: decido cosi' di nascondere i soldi sotto la suola della scarpa. Ritiro il pettorale e incontro due romani, nonché Jacqueline, con la quale girerò con bus turistico per un po' tutta Panama, visitando il canale, la zona antica, quella moderna, la zona bassa di Ancon e, soprattutto, un mercato malfamatissimo...comprerò pure del platano fritto che mangerò alla sera insieme ad un pane con uno strato di formaggio indecifrabile e una donuts piena di una salsa dolce tipica delle loro zone, salsa della quale mi sfugge il nome. Non sapevo se, il giorno dopo, sarei riuscita a correre 42 km con 32 gradi...

Si partirà alle 5, quando nell'albergo inizierò a sentire i primi rientri dalla notte dedicata al Patrono (in albergo bisogna suonare per farsi aprire, un suono semplice ma molto acuto: onde sonore in direzione-stanza 001 (la mia))...

Mi incammino per le calle buie e non nego che un paio di persone mi abbiano rotto le scatole, ma mi piacciono le zone malfamate, e ho subito preso la cosa con allegria. 

Location della gara ottima, molti partecipanti: parto sottosoglia e nella prima parte sto benissimo, soprattutto quando transitiamo davanti al mio quartiere malfamato preferito: El Chorrillo. Non mancano i ristori di acqua, e per la prima volta la trovo dentro dei sacchettini: ottimi per poterla bere e per rovesciarsela in testa. Fino al 15esimo tutto ok, poi leggo i gradi: 29... Al levarsi del sole inizia una corsa alla sopravvivenza: reggo fino al 30esimo, poi inizio a camminare e correre, consapevole dell'essere arrivata al limite della sopportazione. Niente crampi o dolori: la testa dice "No". Ad un certo punto una persona mi urla: "Animo!!! Unites States of America!" e mi chiedo perche'. Solo dopo realizzero' di aver corso tutta la gara con la bandiera americana in testa: proprio la bandana adatta per la Repubblica di Panama avevo scelto al mattino!


Premiazione!


Gente a pezzi: acqua ad ogni km: gli organizzatori non potevano fare di più (forse, dare qualche gel a base di maltodestrine). Chiudo in 3h57, dopo aver sbagliato strada e aver doppiato gente della 21 km, esausta più di me.
Quando mi chiameranno sul podio come ottava atleta straniera comprenderò di aver fatto meglio delle mie colleghe europee, chiudendo nelle prime 15 posizioni assolute. Consapevole delle difficoltà, mi sono goduta il momento della premiazione, orgogliosa di quella medaglia, una delle più belle che abbia mai visto. 22 nazioni, e io ero li' sul podio, per l'Italia.
Nei giorni successivi non ho lesinato, compatibilmente con il caldo veramente insopportabile (e, detto da me, e' cosa grave, dato che adoro tutto ciò che è estate), a godermi un po' la città e i dintorni, osservando bene anche le zone cosiddette "malfamate" come El Chorrillo (già citato), Ancon, San Miguelito.
Ho mangiato l'ananas più buono che ricordi in vita mia, e non ho disdegnato le impanadas e i miei adorati latti alla fragola. Ma sono pure andata da Mc Donald's, per ben due volte.
Il ritorno, durato un giorno e mezzo, e' stato favorito dal viaggio Panama-Madrid in notturna, nel quale ho avuto ben due sedili liberi a fianco. 6 ore di sosta a Madrid, nei quali ho girato senza senso come una disperata e, in tarda serata, arrivo a Cervia. Come festeggiare il ritorno se non con un allenamento notturno? Mi pareva di volare, senza tutta quella umidità attorno. Penso che, in fondo, quattro stagioni siano meglio che due...bentornato, inverno!
Mi aspetta ora una preparazione mirata al recupero di un po' di forza ed energia, e allo smaltimento del jet lag!

2 commenti:

marianorun ha detto...

Ma che bellissima esperienza! Un viaggio in mezzo alla libertà. Circondata dal mondo e dai suoi malfamati quartieri, spesso luoghi del pensiero. A volte una bandiera in testa fa la differenza, mentre una bandana da podista fa la somma di tante magnifiche emozioni. L'inverno congela anche i ricordi, dunque è meglio averli, nella propria dispensa... Ciao!!

Anna LA MARATONETA ha detto...

Hai colto bene, Mariano...un viaggio libero, dove anche il pensiero si è lasciato andare. Penso che non smetterò mai di sentirmi libera dentro. Questo viaggio mi ha dato tanto, e lo porterò come una grande conquista di valori.

Anna Giunchi la maratoneta

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